Regia di Theo Anghelopoulos vedi scheda film
Commentando qualche anno fa un film di Anghelopoulos (si trattava di Lo sguardo di Ulisse) su un vecchio blog, mi attirai le ire di un anonimo lettore, evidentemente in disaccordo con le mie opinioni. Devo quindi essere cauto nel commentare questo film del defunto Maestro del cinema greco. E però non posso nascondere l'impressione che, con L'eternità e un giorno, i consueti difetti che si sono sempre notati nel cinema di Anghelopoulos si fossero accentuati. I tempi lunghi, i silenzi (magari eloquenti), i dialoghi rarefatti costituivano ormai il nocciolo di un po' tutti i film di Anghelopoulos, accompagnando una riflessione sempre più partecipata, forse anche per l'avanzare dell'età, sul senso ultimo della vita.
In questo senso, qui offriva il fianco anche a coloro che incrollabilmente cercano dappertutto, anche nel cinema (che, come dice Slavoj Zizek, è chiave di lettura della realtà), conferma della propria fede in un aldilà che non si riduca al nulla eterno di foscoliana memoria (nel film si parla di un poeta di un paio di secoli fa, un po' Foscolo nativo di Zante e un po' Byron caduto a Missolungi), come quando il protagonista, che sente approssimarsi la morte, dice «il mio passaggio sull'altra riva è stanotte. Tutto è verità... tutto è attesa della verità».
Il problema del cinema di Anghelopoulos degli ultimi anni è che se la frase del titolo viene data come risposta a un dubbio del protagonista, sembra purtroppo riassumere anche l'impressione sulla durata del (dei) film del regista greco.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta