Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film
Danzando tra i tasti che suonano la perfezione.
Quando la perfezione dell'arte in tutti i suoi aspetti e concetti prende vita, non possiamo far altro che far parlare il nostro viso guardando quasi ipnotizzati e rapiti ciò che davanti a noi si sta svolgendo. Il silenzio diventa quasi rumore, il rumore stesso si scorda il suo significato e da cosa è composto, e accompagnato da delicate note musicali che fanno danzare le onde del mare ti libri sognando una nave e una storia fantastica che rasenta il significato recondito di favola contemporanea. Ti scordi di chi sei, ti scordi di cosa fai, ti immedesimi e non puoi far altro che pensare, perchè la storia di Novecento è filosofia, è la base di ciò che l'essere umano è e di qual'è la sua missione in questa terra troppo grande e vasta per starci dentro.
Il premio Oscar Giuseppe Tornatore porta sul grande schermo, nell'ormai lontano 1998, la trasposizione cinematografica del romanzo di Alessandro Baricco dal titolo Novecento. Un romanzo che viene presentato come "Monologo teatrale" ma che lo stesso Tornatore sviluppa attraverso una storia che in ogni frame, in ogni azione, citazione e in ogni suo personaggio rappresenta la vera essenza della parola poesia. Il transatlantico Virginian è la nostra splendida casa dove rimaniamo sbigottiti anche noi nello scrutare attraverso la nebbia e la sua Statua della Libertà, oggetto di speranza nei visi delle persone che sono salite a bordo in cerca di una nuova casa e di nuove possibilità che quel mondo tanto strano e diverso può dargli.
Fin dal primo monologo con voce fuori campo, si nota la cura delle parole unite alle immagini che rendono senza dubbio la portata dell'opera in questione. L'idea è già chiara nella nostra mente e non si può fare a meno di lasciarsi andare seguendo quel brivido che corre incessante lungo la schiena.
La pellicola ci trasporta con viaggi continui nel presente e nel passato, dove il nostro narratore comincia la sua storia all'interno di un negozio di dischi e strumenti musicali. Il suo nome è Max Tooney (Pruitt Taylor Vince) un musicista appena sceso dal Virginian dopo anni di attività musicale proprio a bordo dell'enorme transatlantico. Si trova li per vendere lo stumento al quale è più affezionato e al quale sono legati i ricordi di un recente e meraviglioso passato che torna subito alla mente grazie alla vista del pianoforte di terza classe del Virginian, visto per anni all'opera e ora, come una pensione forzata, all'interno di un negozio. Il burbero e scontroso proprietario del negozio, dopo una lunga trattativa, accetta di comprare la tromba di Max che malinconico, chiede di poterla suonare un ultima volta. Le note che fuoriescono sono leggere, soffici, quasi dotate di un piumaggio invisibile che circonda la quite incontrastata del negozio, Max le sente dentro di sè e quasi sull'orlo delle lacrime continua a suonare rapito e fluttuante nell'aria. L'anziano proprietario guarda il musicista con aria stupita e si accinge a far partire il suo gira dischi dotato di un particolare disco all'interno che espande le stesse note e la stessa musica che Max poco prima stava suonando. Il musicista rimane esterrefatto, il disco che gira imperterrito nella sua libertà è il solo ed unico disco inciso dal suo grande amico Novecento, opera musicale che lo stesso Novecento anni prima aveva distrutto ma che Max recuperò e nascose proprio all'interno del pianoforte di terza classe che si trovava in quelle stanze. Il proprietario del negozio non può far altro che chiedere chi fosse questo musicista di cui la sinfonia è tanto meravigliosa e così, Max Tooney comincia a raccontare la sua storia.
Il neonato viene trovato abbandonato sulla nave da un umile macchinista di nome Danny Boodman che lo tiene con sè e lo porta all'interno della sala macchine dove si lavora senza sosta. Il nome che viene scelto per il piccolo è molto più che fantasioso, Danny Boodman T. D. Lemon Novecento, radice che prende il nome dal padre adottivo, dalle iniziali trovate scritte sulla cassa di limoni nella quale è stato trovato, dai limoni stessi e dal secolo in corso. Il piccolo cresce in fretta e bene, ma nessuno, tranne poche persone che lavorano sul Virginian, sanno della sua esistenza, proprio per questo la maggior parte delle volte è costretto a rimanere nella sua stanza poco lontana dalla sala macchine, a nascondersi e ad osservare il mondo esterno attraverso un oblò appannato e solitario. Purtroppo le cose non vanno meglio, in seguito ad un incidente avvenuto nella sala macchine, suo padre muore dopo un periodo di convalescenza e il bambino rimane solo. Il Capitano Smith decide in seguito di consegnarlo alla polizia per affidarlo ad un orfanotrofio ma appena i rappresentati della legge salgolo a bordo, Novecento sparisce, nascondendosi fittamente in posti che la sua giovane età aveva sempre esplorato e con cui aveva convissuto.
Il bambino ricompare giorni e giorni dopo durante una notte, in cui la magia si accende tra i passeggeri del Virginian che vengono svegliati da una melodia che proviene dalla sala di prima classe dove le dita di Novecento danno inizio alla sua unica, emozionante e poetica leggenda.
"Novecento sapeva leggere le persone.."
Una storia pregna di profondità e di umanità spiazzante e stupefacente, il dubbio di ciò che siamo e di ciò che potremo essere se evadiamo e di ciò che allo stesso tempo è stata la nostra vita sicura tra abitudini contornate da visi e conoscenze di cui sappiamo tutto. Un corrodersi dentro Shakespeariano, accompagnato dalla sicurezza di un amicizia indissolubile che Max racconta consegnandoci le emozioni vissute sul Virginian accanto al suo grande amico. Navighiamo tra le onde a mare aperto, che ci richiama l'ignoto e l'insicurezza dentro la sicurezza di una nave che è casa, dove la musica, le storie, le sfide a colpi di sigarette accese grazie alle corde vibranti di un piano votato a gesta mitologiche e cavalcato a ritmo di jazz "danzando con l'oceano" si spalancano davanti a noi come un trionfante tramonto vissuto sulla poppa di questo transatlantico denso di sensazioni e storie umane immortali.
Tanti i riferimenti e i contenuti che si sdoppiano sempre di più, lasciandoci più significati e più messaggi che rimangono dentro di noi. Il personaggio di Novecento è un uomo rimasto bambino, che nella sua ingenuità sa bene quali siano i suoi pensieri cercando un cambiamento che lo faccia smuovere dalla stasi e che lo porti verso una maturità diversa, la musica e il suo genio lo accompagnano per una vita e quando si accorge che forse non basta è una lotta interiore che anche lo spettatore vive in prima persona. Ci poniamo domande, il cinema fà sempre il suo dovere e se ti fa parlare con te stesso e ti porta ad interrogarti ha svolto il proprio compito al 100%. E così ti chiedi anche tu se hai mai vissuto davvero o se è giusto ciò che stai facendo, sempre a livello metaforico ma è inevitabile chiederselo, perchè "La Leggenda del Pianista sull'Oceano" smuove animi, ti fà piangere fuori e dentro, ti da modo di riflettere su ciò che sei e su ciò che vedi intorno a te. E tutto ciò non si può fare senza l'amiciza, rappresentata con il personaggio di Max, la spalla che tutti vorremmo avere. Diretto, cristallino, sincero, fedele e anche un pò malinconico, riesce a far ragionare Novecento e gli trasmette degli spunti che solo chi ha vissuto realmente a terra può capire, lo fà crescere in un certo senso, lo prende sotto la propria ala, gli apre la mente, cosa che anche Novecento fà con lui come la vera amicizia vuole.
Immenso Tim Roth autentico mattatore nella parte del protagonista Novecento, che qui abbandona per un attimo le perfette e spettacolari vesti dei personaggi Tarantiniani per assumerne una più sfaccettata e composta da innumerevoli volti. Meravigliosa la sua interpretazione sotto tutti i punti di vista, riesce a comunicare con tutto, parole, azioni, gesti, riusciamo a capire i suoi pensieri anche e solamente dalla sua espressione a volte confusa e tra le nuvole. Capiamo che il personaggio, seppur sembra non esserlo sempre, è continuamente in lotta con sè stesso e se ne accorge da solo, seppur non vuole dirlo, standing ovation!
Bellissima e da strappa lacrime la prova di Pruitt Taylor Vince nelle vesti di Max Tooney, che ci racconta la sua storia facendocela stampare nelle vene e nella memoria, leggendo di questo attore ho visto che la sua carriera è composta da pochi "attimi di gloria", questo è uno di quelli, anche se ne avrebbe meritati decisamente di più!
Da citare assolutamente la presenza nel cast di Gabriele Lavia famosissimo attore italiano di teatro che presta il suo volto ad un contadino friulano in viaggio verso l'America e in cerca di fortuna, da brividi il suo dialogo durante una notte con Novecento.
"La Leggenda del Pianista sull'Oceano" è una favola dei giorni nostri dove due mani e un uomo atipico si prendono la scena facendo scrosciare l'acqua come applausi. E' una storia di passione e di talento, di amicizia e identità, di ciò che c'è fuori e di ciò che abbiamo qui dentro, del perenne dubbio, di tornare sui nostri passi, o di rimanere ferrei quando sappiamo che non può andare diversamente perchè sappiamo come siamo fatti. E' una storia di musica, un altra delle mie più grandi passioni. Schopenhauer scrisse questo nel suo testo dal titolo "Il mondo come volontà e rappresentazione":
"Ne deriva che la musica, la quale oltrepassa le idee, è del tutto indipendente anche dal mondo fenomenico, semplicemente lo ignora, e in un certo modo potrebbe continuare ad esistere anche se il mondo non esistesse piú: cosa che non si può dire delle altre arti. La musica è infatti oggettivazione e immagine dell’intera volontà, tanto immediata quanto il mondo, anzi, quanto le idee, la cui pluralità fenomenica costituisce il mondo degli oggetti particolari. La musica, dunque, non è affatto, come le altre arti, l’immagine delle idee, ma è invece immagine della volontà stessa, della quale anche le idee sono oggettità: perciò l’effetto della musica è tanto piú potente e penetrante di quello delle altre arti: perché queste esprimono solo l’ombra, mentre essa esprime l’essenza."
"non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla."
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