Regia di Hideaki Anno, Kazuya Tsurumaki vedi scheda film
Perché tutti ti odiano, Shinji?
Vedere la ricostruzione di Neon Genesis Evangelion Death True 2 e il finale alternativo della serie The End of Evangelion al cinema è stata un'esperienza davvero memorabile. Non scrivo mai di serie animate qui su filmtv poiché preferisco lasciare il dovuto spazio all'animazione cinematografica, ma per la creazione di Hideaki Anno farò volentieri un'eccezione.
Innanzitutto, di NGE se ne è parlato parecchio in questi 20/25 anni nei quali l'anime ha sconvolto e appassionato migliaia e migliaia di spettatori. Qui in Italia l'universo post-apocalittico dell'opera ospita persino un accuratissimo sito internet - distopiaevangelion.it - e un'associazione culturale - Evaimpact - il che vuole dimostrare quanto anche da noi il fenomeno di NGE si sia ampiamente sviluppato nel corso del tempo. Io mi sono avvicinato all'anime di Anno relativamente tardi, ovvero un paio di anni fa, perché prima ero troppo occupato a visionare e analizzare cinema e animazione cinematografica per poter approfondire anche l'animazione seriale, sia occidentale che giapponese. Quando finii per la prima volta di vedere la serie, l'impressione che immediatamente mi balenò in testa fu quella di aver osservato per 26 episodi un'opera concettualmente molto derivativa dalle poetiche di Mamoru Oshii e di Katsuhiro Otomo. Mi sbagliavo.
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Ovviamente studiando il background di Hideaki Anno ho compreso che le mie impressioni fossero più che giustificate, tuttavia mi ero perso tutta la parte più intima e psicologica dell'anime perché semplicemente non conoscevo bene l'autore della serie. La verità riguardo la profondità tematica di NGE, infatti, si nasconde proprio nelle analogie che accomunano le caratterizzazioni dei personaggi e la personalità estremamente fragile di Anno, artista che a metà anni '90 stava attraversando una profonda crisi depressiva. Inoltre, l'autore dell'anime aveva voluto riversare nella propria creazione tutto l'astio e la volontà di "svegliare" i cosiddetti otaku in Giappone, ragazzi/e e persone adulte che vivevano - e che vivono tutt'oggi - la propria esistenza guardando serie tv, film, leggendo fumetti e collezionando ogni possibile oggetto che li possa far sentire al sicuro e auto-compiaciuti nella loro bolla composta da realtà fittizie. Anno voleva dare loro un prodotto di qualità non solamente visiva, bensì soprattutto concettuale e con un epilogo - estremamente contestato all'epoca proprio dagli stessi otaku - nel quale il protagonista finalmente trovava il coraggio di uscire dal proprio guscio e affrontare il mondo a testa alta. Il finale di NGE, infatti, rappresenta - almeno in parte - l'uscita dell'autore dalla sua depressione e vuole lanciare un importante messaggio a tutte le persone che come lui avevano e hanno problemi a comunicare con gli altri: accetta la realtà per come è, non nasconderti e affronta la vita.
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Su internet, troppo spesso si sovrastimano i temi proposti da NGE agli occhi degli spettatori, appassionati della serie che invece bollano il suo finale come "brutto perché mancava il bugdet" quando Hideaki Anno, per quanto ovviamente avesse dovuto realizzare gli ultimi episodi con pochissime risorse finanziarie, voleva creare precisamente quello che viene fatto vedere. Tuttavia, a causa sia dell'esplosione mediatica della serie, sia delle continue proteste degli otaku offesi, NGE era destinato a non concludersi come l'autore aveva pianificato. Alla fine degli anni '90, infatti, vengono realizzati ben due film che raggruppano sottoforma di recap le parti principali dell'anime e The End of Evangelion, l'epilogo tanto atteso dai fan. Se con la serie animata l'autore voleva dare un insegnamento al suo pubblico, con questo film Anno fa comprendere a chiunque lo abbia in parte capito e conosciuto tramite NGE quanto le proteste lo avessero fatto innervosire. The End of Evangelion, infatti, altro non è che un enorme, esorbitante e magnifico sfogo dell'autore verso i detrattori degli episodi conclusivi dell'anime. Il lungometraggio rappresenta concettualmente l'opposto della serie, dunque, laddove i messaggi proponevano una vittoria dell'umanità e soprattutto del protagonista nella lotta contro se stesso, adesso l'umanità e i personaggi dell'opera sono costretti a vivere e morire - dolorosamente - in un'apocalisse dalle proporzioni colossali.
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The End of Evangelion, infatti, è uno dei film d'animazione giapponese più crudeli che siano mai stati prodotti, un'opera che si muove attraverso una narrativa e una metanarrativa più complessa di quella della serie e che sprofonda in un nichilismo atavico quando il mondo risulta prossimo alla rivoluzione dell'essere Lilith, il fragello del mondo e dell'umanità. Molti sono i rimandi che, anche solo restando nell'animazione e nel fumetto orientale, possono essere colti osservando i particolari estetici e concettuali del film: Hayao Miyazaki, Katsuhiro Otomo, Mamoru Oshii, Hiroyuki Kitakubo, Satoshi Kon, Leiji Matsumoto, Go Nagai (non tanto per i "robot" quanto per il finale alla Devilman) e altri autori ancora. Con questa opera magnifica, uno dei migliori lungometraggi d'animazione giapponese, Hideaki Anno si rimbocca le maniche per realizzare il suo capolavoro dal punto di vista registico e tecnico, nonché la sua personale "vendetta" verso il pubblico cieco e affamato solo di materiale gratificante.
La serie di film nominata Rebuild, invece, rappresenta una semplice rilettura di tutto l'universo creato dal regista. Anno, a partire da metà anni 2000a, ha voluto produrre dei remake cinematografici della serie per un motivo strettamente personale. Siccome, infatti, l'originale NGE rappresentava la sua persona per come era a metà anni '90, adesso l'autore vuole ricrearla inserendovi il se stesso contemporaneo, ovvero la persona che è tutt'ora. Ad agosto 2021 in Italia arriverà su primevideo l'ultimo film dei Rebuild. Vedremo cosa Anno vorrà raccontarci questa volta.
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