A guerra ormai finita, nel dicembre del 1945 un aereo militare si inabissa presso l'area del cosiddetto "triangolo delle Bermude", riuscendo a comunicare alla base che una forza misteriosa li sta trascinando verso il basso compromettendo ogni strumentazione di bordo.
Trentatré anni dopo, ovvero nel 1978, due famiglie imparentate con a capo un anziano archeologo ed un medico con un recente passato professionale oscuro, si ritrovano in quelle zone grazie al noleggio di uno yatch. Giunti in prossimità del famoso triangolo, ove l'archeologo intende effettuare alcune perlustrazioni dei fondali assieme alla bella figlia, alcuni fatti tra l'inquietante e lo straordinario finiranno per rovinare quell'atmosfera di festa che fino a poco prima regnava tra i passeggeri. Il ritrovamento in acqua di una vecchia bambola, che diviene presto un oggetto di culto da parte della figlia piccola dell'anziano archeologo, farà si che incidenti spesso fatali compromettano la sicurezza degli ospiti, che finiranno per rimetterci le penne uno dopo l'altro.
Divisi per tentare di mettere in salvo la bella figlia dell'archeologo, i superstiti finiranno per soccombere, non senza lanciare un messaggio di aiuto che giungerà con uno sfasamento temporale di ben dodici anni, lasciando che il mistero inerente quella fossa maledetta non possa che acuirsi.
Da un regista scult di B-movies per eccellenza, nonché responsabile anche dei non meno "marini" Tintorera e di Cyclone, ovvero del messicano René Cardona Jr, Il triangolo delle Bermude è una co-produzione italo messicana di una certa ambizione, non fosse per il cast altisonante che comprende calibri del tipo John Huston riscattato per motivi prettamente "alimentari", la divetta bellissima Gloria Guida, Marina Vlady, Claudine Augier e l'immancabile sex-symbol Andrés Garcia.
La storia si presenta piuttosto avvincente nel suo incipit e lungo tutta la sua prima parte, rischiando di afflosciarsi di colpo quando, durante la seconda parte, la necessità di spiegazioni avrebbe meritato molta meno furba reticenza da parte dei narratori, che si perdono tra evanescenze e dubbi amletici, puntando sulla inevitabile irrisolutezza di una caso a tutti gli effetti ancora aperto.
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