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Ultimo tango a Parigi

Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film

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La recensione su Ultimo tango a Parigi

di Antisistema
10 stelle

Pellicola maledetta, oscurata, vilipesa e censurata, Ultimo Tango a Parigi di Bernardo Bertolucci (1972) è un oggetto filmico di affascinante portata artistica, quanto opera considerata maledetta per via della travagliata vicenda giudiziaria che portarono alla condanna del sequestro e distruzione del film per oltraggio al comune senso del pudore, non potendo contare sullo status di opera d'arte per "giustificare" le numerose scene di sesso; la sentenza della corte di Cassazione del 1976 è un momento buio nella storia della settima arte, poichè la magistratura si arrogò il diritto di decidere in ordine alla morale (complici delle leggi sulla censura cinematografica), trattando il popolo italiano come "minorato mentale" per via di un atteggiamento paternalista che impone decisioni dall'alto su cosa sia giusto vedere e cosa no, mentre all'estero il film continuò a circolare tranquillamente, con piccoli tagli qua e là a seconda degli stati in cui venne distribuito, senza mai giungere alle estreme conseguenze italiane. 
Tutta questa travagliata vicenda ha fatto si che di Ultimo Tango a Parigi si parlasse solo come film scandalo, un fuoco di paglia che provocava gran baccano per un pò di tempo per poi cadere nell'oblio come ogni pellicola scandalistica del tipo 9 Settimane e 1/2 (1986), Basic Instict (1991) o la recente saga di Cinquanta Sfumature di Grigio (2015-2018), senza coglierne le solitudini devastanti di Paul (Marlon Brando) e Jeanne (Maria Schneider), la cui temporanea e tormentata storia d'amore non poteva che crollare innanzi alle sovrastrutture sociali verso le quali l'essere umano è inevitabilmente succube mentalmente. 
Partendo da un fortuito incontro per le vie di Parigi, che poi si sublimerà in un'attrazione improvvisa scattata in un appartamento visitato da entrambi, dove il quarantacinquenne Paul e la ventenne Jeanne, s'incontreranno fugacemente tra queste quattro mura per una relazione fatta di solo sesso e niente amore, dove l'uomo impone la condizione di non fare mai nomi, nè rilevare qualcosa tra loro sul proprio passato o informazioni che possano condurre a ricostruire l'altrui identità; il loro rapporto privo di qualsiasi sovrastruttura istituzionale, a cominciare dai rispettivi nomi, viene in questo modo purificato dal malessere del mondo che contamina il sentimento per farne oggetto codificato socialmente e sul quale il consumismo ha edificato una cattedrale capitalista, che ha finito con il ridurre l'amore a concetto pop, riducendolo a cartellone pubblicitario tramite il quale introiettare una precisa visione del sentimento come voluto dalla società. 
In quell'appartamento dominato dalle stupende luci di Vittorio Storaro, che filtra varie fonti di illuminazione attraverso i vetri e le persiane chiuse, immerge nel calore delle tonalità calde i corpi di Paul e Jeanne, liberi e nudi, al contempo vicini ma al tempo stesso isolati dallo schifo che permea il mondo, concependo il sesso in modo totalmente libero dalle restrizioni moraliste, dando pieno sfogo alle proprie personali perversioni, represse dal modo di concepire l'amore da parte delle istituzioni. Ultimo Tango a Parigi è una pellicola che lavora su due livelli; il "dentro", cioè l'appartamento chiuso e spoglio di mobili privo di ogni regola del mondo esterno ed il "fuori", cioè la realtà, fatta di tradimenti, squallore, dell'ineluttabilità di un matrimonio imminente per Jeanne nei confronti di Tom (Jean Pierre Leaud), un giovane regista cinematografico, ma anche i fallimenti di Paul devastato dalla recente perdita della moglie Rose per suicidio, il cui gesto non riesce a spiegarlo in alcun modo. Un legame impostato in tal modo risulta paradossalmente "artificioso", forse ancora di più di quello preteso dalla società, il cui ballo del Tango d'altronde esemplifica alla perfezione il parallelismo con la concezione del sentimento d'amore, un legame costruito da Paul e Jeanne da troppi "limiti" non può che naufragare malamente.  

 

Marlon Brando, Maria Schneider

Ultimo tango a Parigi (1972): Marlon Brando, Maria Schneider


La pellicola quindi gioca su una diarchia Eros/Thanos, dove il primo deve consumarsi nel chiuso dell'appartamento sigillato al mondo che non vuole (o semplicemente è incapace) di concepire il sentimento in modi libero e depravato, dovendo imporre la morale anche nella sfera sessuale mostrando la propria chiusura (o apertura per i conservatori) mentale, mentre le scene del mondo esterno ispirate alla Nouvelle Vague, risultano più esili e meno ispirate, ma questa minor vitalità rispetto allo spazio interno è un qualcosa di cercato e voluto da Bertolucci, che dal mondo non ha niente di vitalità da trarre per il suo cinema, vedendo in esso solo tabù, repressione e disperazione; è la morte che atrofizza il vitalismo del sentimento all'esterno a dare forza alle disinibizioni volutamente provocatorie (la famosa sequenza del burro e seguente sodomizzazione) che avvengono all'interno, questo contrasto imperfetto rende possibile l'equilibrio su cui si regge Ultimo Tango a Parigi, il cui baricentro di gravità lo trova grazie all'immenso Marlon Brando che a 46 anni si prende il più grande rischio della carriera, diventando l'alfa e l'omega di un film, che senza di lui non sarebbe mai diventato quel capolavoro assoluto. Bertolucci cercava una star europea, ma dopo il rifiuto dei vari Trintigrant e Delon, alla fine causalmente finisce con il trovare in Marlon Brando il proprio faro guida, l'attore americano dopo i gloriosi anni 50', dove aveva cambiato radicalmente la recitazione, veniva dal disastroso decennio degli anni 60' con numerosi flop commerciali e numerose stroncature critiche, col tempo talune di queste pellicole verranno giustamente rivalutate (La Caccia, Queimada e Riflessi in un Occhio d'Oro), ma ad inizio degli anni 70' il più grande attore dell'epoca era oramai considerato finito, Coppola con il Padrino e Bertolucci con il suddetto film diranno al mondo della critica che si sbagliavano di grosso, perchè Marlon Brando a 46 anni cannibalizza ogni frame del film in cui compare, lui è la luce del film, più della stupenda fotografia di Storato, più della musica di Barbieri, più della regia elegante di Bertolucci e più delle tette della Schneider, grazie ai suoi sguardi totalizzanti con cui comunica 10 piani differenti di emozioni, la sua fisicità un pò appesantita ma ancora "vigorosa", la sua furia repressa nei rapporti sessuali dove risulta volutamente sgradevole nella sua sopraffazione, ma nel suo essere animale rabbioso, de-borghesizza efficacemente il sesso più di tutte le inquadrature "intellettuali" di Bertolucci, nonchè le sue note dolenti, la cui sofferenza umana raggiunge l'apice nel monumentale monologo innanzi al corpo della defunta, dove la disperazione straziante messa in scena dall'attore resta sempre su un piano umano, poichè resta a lui ignoto il motivo del gesto se non ricondotto a volersi liberare dalla "recita familiare" a cui era costretta dal matrimonio. Nel bene e nel male Marlon Brando cannibalizza il film, arrivando a svuotare tutto sè stesso nelle doti di interprete e personali nel disvelare in parte alcuni cenni autobiografici della propria infanzia, giungendo nel periodo 71-72 lo zenit professionale, arrivando ad ottenere una nomination agli oscar che avrebbe meritato di ottenere la statuetta e tutti i premi possibili ed esistenti al mondo, l'attore americano dopo la doppietta devastante del Padrino-UltimoTango a Parigi, avendo ottenuto di nuovo la fama presso il pubblico e la critica riprendendosi il trono di miglior attore, purtroppo sentirà di aver detto tutto ciò che aveva da dire non avendo più nulla da dimostrare, svendendo la propria arte al vile denaro, nonostante qualche piccola (ma grande) soddisfazione qua e là, dando però la sensazione di una carriera la cui rinascita avrebbe meritato un prosieguo migliore. 
Ultimo Tango a Parigi fu un enorme successo in tutto il mondo, il più grande della carriera per Bertolucci che ottenne larga fama internazionale, il sequestro del film in Italia gli causò noie dal punto di vista legale e solo nel 1987 la pellicola fu distribuita qui da noi ottenendo un successo strepitoso anche se con dei mormorii (mia nonna redarguì mia madre più che maggiorenne, per essere andata al cinema con mio padre a vedere tale film "sporco"), ma un generale tabù vi fu nel mercato italiano dell'Home Video e della TV che furono sostanzialmente ostili al film, solo nel 2019 con l'avvento del governo giallo-verde cambiando i vertici Rai la pellicola passò in televisione senza censure e nel 2021 finalmente possiamo gustare tale capolavoro assoluto capace di descrivere l'erotismo come strumento di sovversione, nel mercato dell'Home Video sia in DVD che in BD restaurato, essendo poi venute meno da qualche giorno ogni legislazione sulla censura o imposizione dei tagli al cinema, con quasi 50 anni di ritardo possiamo finalmente mettere fine ad ogni vicenda processuale e consegnare tali tristi pagine di cronaca alle pagine della storia, potendo finalmente parlare di Ultimo Tango a Parigi solo dal punto di vista artistico. 

 

Marlon Brando, Maria Schneider

Ultimo tango a Parigi (1972): Marlon Brando, Maria Schneider

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

 

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