Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Quanto di Marlon Brando c’è nel Paul di ULTIMO TANGO A PARIGI? Molto di quanto si possa immaginare. Un uomo con un cappotto color cammello vaga come uno sbandato per le strade di Parigi. E’ stato un boxeur, un attore, suonatore di bongo, giornalista in Giappone, Tahiti, Parigi, si sposa con la proprietaria di un infimo hotel che si è appena suicidata. Si chiamava Rosa. Vedere e soprattutto sentire Brando in originale dà tutto un altro sapore alle sue interpretazioni. La voce del doppiatore storico Peppino Rinaldi ci ha ingannati per tanto tempo. Un mito d’attore più profondo di una semplice voce virile.
Le riprese in interni su carrello ci mostrano spesso due ambienti come le due esistenze del protagonista. Il Paul ferito e disarmato che accoglie la suocera, piange e insulta Rosa, si confronta con l’amante di lei Marcel e il Paul anonimo, senza nome che vuole rinascere, giocare e fare sesso come un lavabo e in funzione catartica con una sconosciuta, la giovanissima Jeanne. Insieme si incontrano in un appartamento sfitto e vuoto, da riempire con i loro corpi. Pure Jeanne vive due situazioni opposte: la relazione “filmata” con Tom, regista che gira un film sperimentale su di lei estrapolandone ricordi e spontaneità, mentre con Paul soffre la sua tirannia, ogni tanto induce in tentazione di raccontarsi e lui stesso ci cade ricordando l’infanzia tormentata e senz’affetto del Marlon uomo. Contemporaneamente Jeanne/Maria Schneider (al primo dei due ruoli simili di angelo della morte che la consegneranno alla storia del cinema) è attratta dal fascino decadente di un uomo disfatto che ingrassa facilmente, perde i capelli e che tra dieci anni se ne andrà per l’eternità. Lei riceve una proposta di matrimonio da Tom, combattuta e determinata si concede un ultimo tango disperato in cui lui sbronzo e sincero le confessa di essersi innamorato. Forse è la prima volta che dice ti amo e se lo faccio arriverà la fregatura…mi lasceranno solo, come ha fatto mia madre quando avevo bisogno di lei. Così sarà, dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla città cade in posizione fetale ritornando neonato. Nascendo si muore, morendo si nasce? Paul e Brando si fondono in una persona, il metodo Actor’s Studio gioca brutti scherzi e ci mostra il vero Marlon nudo e crudo, forse il più autentico. Sui titoli di testa due opere di Francis Bacon, due figure di uomo e donna in disfacimento: l’uno sdraiato e l’altra seduta anticipano le tipologie di uomini e donne che vedremo – seppur diversi, Paul e Jeanne compresi. Indelebile e straordinaria opera di Bernardo Bertolucci, scritta con Franco Kim Arcalli (anche montatore) e musicato come terza imprescindibile forza in campo da Gato Barbieri.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta