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Ultimo tango a Parigi

Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film

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Carlo Ceruti

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La recensione su Ultimo tango a Parigi

di Carlo Ceruti
10 stelle

Ciò che salta inizialmente all'occhio in questo film è un senso di distruzione, di rovina, di malandato, che si concentra nell'appartamento sfitto che è la chiave di tutta la pellicola. Lì consumano degli atti carnali uno scapigliato e sfatto Marlon Brando: un rivoluzionario vedovo e prossimo all'alcolismo; e Maria Schneider: una piccolo-borghese affascinante e conturbante, la cui pelle pallida è liscia come la seta ed i cui capelli sono lunghi, neri e morbidi. E' fidanzata con un registucolo, tuttavia è deppressa ed annoiata.
All'epoca la pellicola poteva suscitare scalpore per le scene di sesso, ma oggi (dato che siamo abituati a ben altro) possiamo riscoprire ed osservare il film in tutta la sua essenza, in tutta la sua sostanza.
E allora vediamo questo appartamengo ingrigito e polveroso, che pare essere pregno di tanti misteri e che suscita un morboso fascino in chi guarda. E' lì che i due amanti s'incontrano clandestinamente.
Sono spinti entrambi da motivazioni assai differenti. L'uomo è triste e disperato e la donna è annoiata. Il primo non vuole dare notizie di sé e lei vuole sapere tutto di lui, ma è l'aura di mistero che gira attorno ai capelli spettinati di Brando che fa innamorare la Schneider.
I due, abituati a stili di vita assai differenti, trovano la pace solo in quel luogo dimenticato dal mondo, in cui possono prendersi gioco del conformismo e della società farisaica che li circonda e dare libero sfogo ai loro istinti animaleschi. Sono due piccoli esseri che tramano contro l'intero mondo, protetti dall'ombra dell'appartamento che aleggia su di loro. Eppure questo mondo appare così alienato, così angosciato a causa della maschera perennemente costretto ad indossare. Lo sa qualcosa la moglie di Brando, che si suicida per motivi ignoti e che si era fatta un amante su cui aveva modellato la figura del marito, eppure non era ancora felice. Era una donna in preda alla crisi esistenziale, ma che non concepiva altro stile di vita rispetto a quello consumistico a cui era stata abituata; infatti i suoi nervi sono scoppiati e quel che è peggio è che non era munita di nessun credo religioso per attutirne l'esplosione.
La relazione che avviene tra Brando e la Schneider è forse, in tutta la sua crudezza, la più romantica e sincera della storia del cinema. La donna è il grido disperato di una borghesia prossima alla fine, di una borghesia conscia della sua vacuità, consapevole del suo niente. Di una borghesia in cerca di nuove emozioni per rigenerarsi e non disdegna né le possenti braccia rivoluzionarie di Brando né una casa popolata di topi. E' qui che Bertolucci costruisce la sua nera poesia. Non in verdi campi erbosi o in una spiaggia assolata. La sua nera poesia si svolge in un appartamento schifoso e polveroso.
Quando poi Brando s'innamora della Schneider ed inizia a buttare luce sul proprio passato, comincia a perdere il suo fascino misterioso e lei... si svela per ciò che realmente è. Una superficiale piccolo-borghese abituata al conformismo (ha appena fatto promessa di matrimonio al suo registucolo) ed al rapido consumo. E' desiderosa di normalità, aveva solo bisogno di una breve fuga dalla realtà. Di una vacanza insomma. E dopo aver consumato il prodotto-Brando non può che gettarlo in un cassonetto. Così i ruoli s'invertono. Mentre prima era la Schneider che correva dietro a Brando ora è il contrario. Ma Brando ormai ha esaurito il suo scopo e non serve più a nulla.
Le numerose condanne ricevute dal film ed il sequestro subito, pongono su di esso un marchio a fuoco con l'iscrizione di "Capolavoro".
Tabellino dei punteggi di Film Tv ritmo:2 impegno:3 tensione:2 erotismo:2

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