Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
E' (stato) un lavoro controverso e si capisce bene perchè: tematiche forti come la violenza, il sesso, l'impoverimento morale dei nostri difficili giorni vengono a mescolarsi con una verbosità talvolta sonnolenta ed una trama composta di pochi ed efficaci fatti. Brando fa quello che gli pare, la Schneider è una bambolina che asseconda le volontà del protagonista; curioso il ruolo (confessore? coscienza? sensi di colpa?) di Léaud. La scena della sodomia inferocita - pure un tantino inverosimile, se si vuole, ma in fondo questo non conta - che Brando somministra spensieratamente alla sua partner è entrata nella leggenda, per lo meno in Italia, per colpa della censura bigotta e oscurantista che da sempre pende come una condanna sulla cultura del nostro Paese; molto più significativa è invece l'ultima sequenza, in cui il protagonista muore senza versare una goccia di sangue, esattamente come la sua assassina non ha alcun rimorso per ciò che ha fatto: segno che lui è riuscito ad insegnarle a non provare nulla, a lasciarsi solamente andare, a sfogare i sensi e a non razionalizzare eccessivamente. In fondo l'Ultimo tango è una riflessione amara sul dolore e sul vuoto esistenziale, su quanto e come il sesso possa colmarlo e sul ruolo di vitale importanza che esso svolge nelle nostre vite; un po' più ritmo e sostanza concreta avrebbero comunque giovato allo spettatore. 7/10.
In un appartamento sfitto si incontrano una ragazzetta ed un maturo (fresco) vedovo. Scoppia la passione. I due continuano a vedersi per un po', ma mentre lei cerca di definire la situazione (parla di sè, fa domande a lui, si fa domande su ciò che stanno facendo), lui rifiuta perfino di dirle il suo nome e cerca nel sesso senza alcun legame l'unica risposta alla propria personale disperazione. Finchè lei si ribellerà.
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