Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
L'ultimo tango, ossia l'ultimo rituale erotico prima della fine, dello smarrimento e della morte: il rapporto non trova incontro e realizzazione tra l'uomo e la donna, se non nel solo atto sessuale, la conoscenza non arriva e fa paura quando si intravede. Il grande, oltraggiato successo di B. Bertolucci si regge sul fascino della relazione, sui protagonisti (uno desolato che ritrova la speranza, l'altra selvaggia e alla fine sfuggente), sul rapporto il cui universo è un appartamento quasi vuoto e in disordine (che è insieme teatro, finestra sulla città [il mondo lontano e alienante perché semplicemente inconoscibile], camera oscura in penombra, nuovo habitat illusorio e nuovamente impotente, proiezione dell'io), sulla fotografia ovattata di Vittorio Storaro, sulle musiche da melodramma jazz di Gato Barbieri, sui movimenti di macchina danzanti.
Il tempo ha ridimensionato lo scandalo di una volta, seguito da procedure giudiziarie e censorie ridicole ed ipocrite (taglio di innocui otto secondi, per non dire degli accorciamenti nei passaggi televisivi quando era stato ufficialmente già dichiarato il cambiamento del comune senso del pudore!!). Tornando al primo amplesso tagliato (!!), per caso il motivo della procedura stava nel fatto che il rapporto avviene in condizioni igieniche alquanto precarie? In effetti farlo su un pavimento sporco e polveroso è decisamente repellente...
Inutile dire che se uno ha visto prima (come me, e pure di alcuni anni) Ultimo tango a Zagarol (di Nando Cicero e con Franco Franchi, 1973), è difficile seguire Ultimo tango a Parigi senza ripercorrerli mentalmente e in parallelo, tanto è riuscita la sua parodia-riscrittura.
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