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Radiofreccia

Regia di Luciano Ligabue vedi scheda film

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La recensione su Radiofreccia

di mm40
4 stelle

Più tendente al Bar sport di Benni (e il bar di un paese emiliano è in effetti il fulcro delle esistenze dei vari personaggi del film) che ai Vitelloni felliniani (comunque in qualche modo citati), Radiofreccia è la trasposizione cinematografica di alcuni racconti tratti dal primo libro di Luciano Ligabue, Fuori e dentro il borgo (1997). La rockstar italiana (e già questo è un ossimoro, ma procediamo) stava affrontando il suo momento di massima popolarità, quantomeno fino a quel punto della carriera: Buon compleanno Elvis (1995) era la svolta commerciale-moderata che il grande pubblico attendeva; dare alle stampe un libro fu la seconda, naturale mossa e, perseguendo quindi la ricerca del massimo consenso di pubblico possibile, ecco che il terzo passo è quello del(la regia di un) film. Coraggioso, il Liga, perchè un exploit così rapido, soprattutto dalle nostre parti dove lo show business è un'infida palude stagnante, non era assolutamente scontato; modesto nei risultati a ben guardare, ma comunque ormai consacrato a livello nazionale e quindi capace di ritagliarsi una sua nicchia di favori a prescindere dall'effettiva consistenza del lavoro. Non che - per esser chiari - per apprezzare Radiofreccia occorra essere per forza fan sfegatati del rocker, perchè i momenti riusciti ci sono, l'atmosfera provinciale è verace e se ne intuisce la profonda conoscenza da parte del regista-sceneggiatore (copione scritto insieme ad Antonio Leotti); l'impressione di fondo del film è però che quando comincia a prendersi un po' troppo sul serio scada in un attimo nello stucchevole o nel patetico (la scena del monologo di Accorsi su ciò che crede, rovesciate di Bonimba e via blaterando: una volta visto Allen in Manhattan snocciolare i motivi per rimanere vivi non si potrà che provare un profondo imbarazzo per il cumulo di banalità messe in bocca qui ad Accorsi). La sensazione è indubbiamente amplificata dalle lacune tecniche del regista, che però incomprensibilmente vincerà il David come regista esordiente (e con lui lo otterranno il suono in presa diretta e il protagonista Accorsi, altro elemento discutibile); ad aiutarlo c'è comunque Antonello Grimaldi, prezioso assistente di regia. Nel cast anche il bravo Enrico Nascimbeni e ruolini per Vito (sempre efficace) e Francesco Guccini, indiscutibile cantautore quanto orripilante interprete cinematografico. 5/10.

Sulla trama

Metà degli anni '70. In un paesino della provincia emiliana alcuni ragazzi fondano una radio pirata; è la stagione delle conquiste, dei grandi sogni, per qualcuno del grande amore e per qualcun altro dell'eroina: come per Freccia, che ne muore. La radio prende così il suo nome.

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