Regia di Shekhar Kapur vedi scheda film
Sontuosa ed elegante rappresentazione di un’epoca, storia vera ma inevitabilmente condita con quel pizzico di soap opera che non guasta mai in un polpettone in costume. Eppure il primo periodo dell’età Elisabettiana è raffigurato con intelligente furbizia, in questo gran drammone che strizza l’occhio al grande pubblico (c’è la Polygram dietro) non disdegnando le pretese autoriali, indirizzate nel disegno della Regina Vergine. E ha proprio le sembianze di un period drama, raffinata e fastosa, questo Elizabeth, primo capitolo di un’ideale trilogia che dovrebbe dipanarsi per vent’anni, con una scansione di dieci anni, così da avere tre diversi momenti di quell’era. Tra eretici, figlie bastarde, cattolici a dir poco integralisti, affari di palazzo, alleanze, amanti, amori impossibili, morti ammazzati, attentati, stragi, torture, ribellioni di nobili, travestimenti e giochi di corte, è un affascinante affresco tra pubblico e privato travestito da romanzo di formazione (della giovane Elizabeth-the-first, destinata a regnare per oltre quarant’anni) nella quale vi si ritrovano tutti i turbamenti di una donna di quell’età e il suo primo, violento, impatto col mondo esterno. Probabilmente il difetto sta nella prolissità di alcuni passaggi, creata anche dalla fosca e molto-british fotografia, un po’ soffocante. Al centro della scena v’è una Cate Blanchett magnifica, figlia “bastarda” di Anna Bolena ed Enrico VIII, infiammata in una chioma fulva, carattere e pugno di ferro da far impallidire (ma che pallore in volto, mia regina!) il più vigoroso dei maschietti. Tutti gli altri attori se la cavano, chi col mestiere della grande scuola inglese (John Gielgud, Richard Attenborough, Joseph Fiennes, Daniel Craig, Emily Mortimer), chi con lo spirito di adattabilità dei cosmopoliti (Geoffrey Rush) e chi con la maliziosa abilità transalpina (Fanny Ardant, Vincent Cassel, perfino Eric Cantona). Seguito da The Golden Age.
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