Regia di Mike Van Diem vedi scheda film
Questo è un film sull'impossibilità di comunicare: tra amanti, dove una richiesta di matrimonio viene sempre, ostinatamente respinta al mittente, tra madre e figlio, ("Non mi ha detto nemmeno : fà come ti pare"), tra padre e figlio (" Non ho mai visto questo ragazzo in vita mia"), tra innamorati. Spesso, anzi, per sfuggire dal dialogo con un altro individuo, i personaggi pronunciano discorsi in pubblico, come il vecchio Dreverhaven, che annuncia lo sfratto da un piccolo palco, o Katadreuffe, che per comunicare con la donna che ama si improvvisa oratore davanti ai colleghi, ottenendo l'effetto contrario.
Il giovane figlio bastardo tenterà di emanciparsi da questa congiura del silenzio, diventando avvocato, mestiere che si basa sull'abilità di parola e raccontando in un lungo flashback la sua vita ad un poliziotto. Il padre, invece, è incaricato degli sfratti e la sua comunicazione è cristallizzata sempre nella medesima frase e quando parlando potrebbe salvare la vita ad un giovane, le sue parole sono troppo lontane per essere udite dall'uomo con il fucile.
I personaggi di contorno si affiancano, benevoli (soprattutto l'avvocato ed il compagno di stanza), al protagonista senza mai riuscire a comprendere completamente l'idea che lui ha dell'onore, ereditata, quasi in maniera osmotica dal comportamento dei due genitori.
Il tutto è aiutato da attori con volti interessanti, che reggono bene i silenzi, comunicando anche solo con lo sguardo e da una Rotterdam bagnata e scura, dove uomini dai lunghi cappotti e cappelli neri, fanno da coro freddo e silenzioso alla tragedia che si consuma sulla scena della vita.
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