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Shortcut - Non tutte le strade portano a casa

Regia di Alessio Liguori vedi scheda film

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La recensione su Shortcut - Non tutte le strade portano a casa

di alan smithee
3 stelle

locandina

Shortcut - Non tutte le strade portano a casa (2020): locandina

La consueta strada per recarsi a scuola prende una brutta deviazione per cinque studenti abituati a recarsi presso il proprio luogo di studi col tradizionale, vecchio pulmino rosso che li attende sotto casa ogni giorno.

Una deviazione sulla consueta strada costringe il vecchio autista di colore a prendere una scorciatoia tra i boschi, ma così facendo, il gruppo non sa di andare incontro ad una orrenda creatura che renderà, al confronto, quasi innocuo un precedente loro incontro con uno spietato assassino, e ne metterà ben più a repentaglio l'esistenza, costringendo i cinque ragazzini a mettere da parte la paura per riuscire ad uscire indenni da un vero e proprio incubo ad occhi aperti.

 

scena

Shortcut - Non tutte le strade portano a casa (2020): scena

Sophie Jane Oliver, Molly Dew, Jack Kane

Shortcut - Non tutte le strade portano a casa (2020): Sophie Jane Oliver, Molly Dew, Jack Kane

 

Tra favola gotica, horror e fantasy, l'opera terza dell'italiano Alessio Liguori ha senz'altro l'ambizione di equipararsi ai progetti horror/fantasy made in Usa, o comunque forti di un respiro internazionale; caratteristica che, tuttavia, finisce anche per essere il tallone d'Achille di un'opera senza carattere, scontata, affastellata di personaggi-bambini qualunque, viti e stra-visti in mille altre occasioni, perfettini o lineari ad una macchietta risaputa e senz'anima che li rende manichini ad uso e consumo della solita storia dalla suspence programmata.

 

scena

Shortcut - Non tutte le strade portano a casa (2020): scena

Molly Dew

Shortcut - Non tutte le strade portano a casa (2020): Molly Dew

 

 

Senza contare che la storia degli studenti imprigionati nell'autobus assomiglia, almeno di base, sin troppo a quell'altrettanto horror e seguito che fu Jeepers Creepers 2, di Victor Salva, che invece si distingueva, pur essendo un sequel forte di una storia diversa, ma con lo stesso cattivaccio al centro del contendere, per l'ardore omoerotico che minacciava le vittime designate - studenti appartenenti ad una squadra sportiva - succubi dei desideri incontrollabili del mostro, visibilmente affamato da una parte, ma anche attratto dalle fisicità atletiche delle sue irresistibili prede.

Qui invece tutto sa di piatta consuetudine e mestiere, di déjà vu, di asettico, impermeabile ad ogni sentimento e sensazione, come dinanzi ad un videogioco in cui le reazioni e le soluzioni appartengono già ad una casistica preordinata, da scegliere a seconda della prevedibile situazione..



 

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