Regia di Jeff Barnaby vedi scheda film
Uno dei tanti (troppi) film sugli zombi, scritto e girato senza alcuna originalità. Un titolo che contribuisce ad inflazionare un filone ormai prevedibile e scontato.
Red Crow (riserva indiana), 1981.
Lo sceriffo Traylor (Michael Greyeyes) è testimone di una serie di fatti insoliti: il padre pesca pesci che non sembrano voler morire e il figlio - in carcere per l'ennesima bravata - subisce l'aggressione rabbiosa di un alcolizzato che agisce come uno zombie. In effetti è solo l'inizio di un epidemia che coinvolge uomini e animali: un contagio che si trasmette con i morsi degli infetti. I nativi di Red Crow sembrano essere immuni per qualche inspiegabile motivo tanto che, nel giro di pochi mesi, la località viene presa di mira da svariati sopravvissuti.
Alla seconda regia il canadese Jeff Barnaby sceglie uno dei temi più abusati in campo horror, quello degli zombi (qui chiamati Zed). Scrive una sceneggiatura priva di spunti e assolutamente derivativa (molto in debito con il serial televisivo The Walking Dead). Non tenta di dare uno straccio di motivazione sulle cause della catastrofe e mette in bocca ai personaggi dialoghi privi di senso e piuttosto volgari. Debole nel ritmo, dal taglio televisivo e con effetti splatter piuttosto banali e per nulla memorabili, Blood Quantum procede sul sentiero del prevedibile senza mai riuscire a coinvolgere. I personaggi vengono tratteggiati senza alcuno spessore psicologico e, in genere, la sensazione che prevale è quella del déjà-vu. Date anche le solite prevedibili e scontate riprese acrobatiche iniziali (via drone), Barnaby si dimostra regista (oltreché scrittore) assuefatto alla media (bassa) del cinema convenzionale. Un horror da catalogo (quindi non di fatto) adatto giusto come inutile riempitivo di qualche palinsesto notturno.
F.P. 16/09/2020 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 98'03")
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