Regia di Vincenzo Natali vedi scheda film
É bravo Vincenzo Natali. Affettuosamente Vincenzino. Ed incompreso. Le sue visioni sono in bilico tra un cinema volutamente di serie B, curato ma deliziosamente imperfetto, fatto di pochi elementi che si ripetono in un tema con variazioni poco elaborate, il cubo, "The Cube", è il cuore alieno pulsante della sua cinematografia. Anche l'erba alta, incubo di Stephen King per eccellenza, è lo stesso, identico e metafisico cubo degli esordi. Un labirito spazio temporale, l'anomalia che forse è anche cifra della vita stessa, assai lontana dall'idea dei Wachowski ma più vicina a Cronenberg e Tsukamoto,e anche un pizzico diell'orrore alla Danny Boyle. C'è anche tanto cuore pagano del mai dimenticato Wicker Man di Robin Hardy.
Una volta entrati nel mondo di Natali è impossibile uscirne. É un luogo dove si elaborano le colpe, dove il passato, ma anche il futuro convergono; sono meccaniche da cui è impossibile fuggire e non c'è redenzione. La chiesa è vuota, un rudere abbandonato, Becky si dirige accompagnata dal fratello verso San Diego, dove affiderà la futura figlia prossima alla nascita, avuta da una padre-ragazzo irresponsabile che l'ha abbandonata. Tutti gli elementi convergeranno in questo sconfinato campo d'erba altissima e viva, che farà uscire la vera natura, spesso violenta, dei suoi ospiti.
C'è un ciclo di vita e morte infinito che rimarca macabramente il loop temporale, che rimanda anche a Pet Semetary dello stesso King e che sfocia in una terrificante immagine infernale di un pozzo di corpi, che anche questo rimanda agli inferni di Craven e Barker.
Peccato per l'erba in computer graphic, ma proprio come Vincenzino racconta, dopo tanta insistenza quando Netflix ha dato il via alle riprese, era un pallido Autunno senza traccia d'erba. É bravo e sensibile Vincenzino Natalino, ma anche sfortunato.Trattatelo bene.
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