Regia di Vincenzo Natali vedi scheda film
Indecifrabile horror ispirato dal genio del Maine. L'ennesima prova, se ancora ce ne fosse bisogno, che i testi di King ben poco si adattano al formato cinematografico.
Becky e Cal, fratello e sorella, durante un viaggio in auto sostano in prossimità di uno sterminato campo d'erba. Attratti dai lamenti di un bambino, si addentrano nella folta vegetazione arrivando a perdere il senso dell'orientamento. È solo l'inizio di un incubo: l'orizzonte temporale perde per loro di logica e significato. Ben presto arriva anche Travis, fidanzato di Becky, anche lui coinvolto dal potere inesplicabile, nascosto tra i lunghissimi steli d'erba, che sembra governare tempo e spazio. Seguono Ross e Nathalie, genitori del piccolo.
Rompicapo senza via d'uscita, farraginoso nello sviluppo (alcune recensioni su internet tentano vanamente di dare una spiegazione al finale) e perso in una messa in scena terribilmente banale. Il regista del sopravvalutato Cube torna a proporre un film dai contenuti inesplicabili, confermando per l'ennesima volta come l'ipersfruttato Stephen King (negli ultimi tempi presenza fissa in questo o quell'horror) possa (spesso) essere alla base di sceneggiature ben poco intriganti. Nell'erba alta è un prodotto artificioso, pieno di CGI e al limite del frustrante in virtù di una storia che non arriva da nessuna parte (o che si perde in troppi sensi, che è la stessa cosa). I virtuosismi della macchina da presa lasciano il tempo (passato, presente e futuro) che trovano, e non riescono a rendere meno consistente la sensazione di occasione sprecata. Film al limite del guardabile, ispirato dal celebre autore del Maine: bravissimo come scrittore, ma poco convertibile sul piano cinematografico.
"Sta come un pesce
che ignora l’oceano
l’uomo nel tempo." (Issa Kobayashi)
F.P. 15/12/2019 - Versione visionata in lingua italiana (durata 101'54")
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