Regia di Kimo Stamboel vedi scheda film
Trasposizione cinematografica dell'omonimo videogioco indonesiano che si perde nel prevedibile per via di una sceneggiatura copia-incolla, ovvero orientata a mettere assieme situazioni note e stranote. Molto ben realizzato, DreadOut è il classico film riuscito a metà, grazie ad una confezione di buon effetto.
Un gruppo di amici, per incrementare la popolarità sul web, decide di introdursi, in live stream, in un fabbricato chiuso dal 2008, dopo un tragico fatto di sangue avvenuto al suo interno, legato ad un rituale magico. Anche Linda (Caitlin Halderman), commessa di un supermercato, viene convinta a partecipare. Coinvolta una guardia di sicurezza, i ragazzi penetrano in un'area ristretta, contrassegnata dai sigilli di divieto. Scoperto un libro illustrato, pronunciano le parole di un antico testo con caratteri in sanscrito. Improvvisamente, davanti a loro, si apre un portale che, tramite un pozzo, conduce in un'altra dimensione nella quale dimora una inquietante e spettrale signora vestita di rosso, alla ricerca del kris, un pugnale utilizzato in cerimonie sacrificali.
"A coloro che vivono nel mondo mistico: aprite il cancello, accoglieteci alla vostra presenza, permettendoci di vivere nel vostro mondo." (Frase che spalanca il portale dimensionale)
I caratteri del videogioco indonesiano omonimo, realizzato nel 2014 dalla Digital Happiness, vengono ripresi per questa versione cinematografica costituendo il primo caso nazionale di adattamento per lo schermo di un videogame. Per l'occasione regia e sceneggiatuta vengono affidate a Kimo Stamboel, un cineasta già noto al pubblico per una manciata di titoli decisamente interessanti (Macabre, Killers ed Headshot). Nonostante DreadOut cominci molto male, mettendo assieme il peggio del cinema horror destinato ai teenagers (un plot banale, l'uso indiscriminato di smartphone, personaggi privi di buonsenso e poco approfonditi psicologicamente), da metà tempo in poi il ritmo indiavolato e l'ottimo lavoro delle maestranze tecniche indonesiane, già apprezzate nelle analoghe opere del conterraneo Rocky Soraya, costituiscono un valido motivo di interesse.
Le belle scenografie, l'uso spericolato della macchina da presa e i notevoli effetti speciali (in particolare sorprendenti quelli con protagonisti in levitazione) garantiscono un secondo tempo di coinvolgente visione. Notevoli anche alcuni momenti puramente di genere, tipo la possessione di Jessica (Marsha Aruan) che procura all'invasata i classici occhi bianchi privi di iride e pupille, o le creature che popolano la dimensione "altra", collocata in una foresta spettrale nella quale si muovono zombies dal look fulciano. In forte debito con Silent hill, non solo per il fatto di essere una (libera) trasposizione di un videogioco, DreadOut è un ulteriore esempio che testimonia come la filmografia indonesiana degli ultimi anni stia tentando di imporsi a livello internazionale. Riuscendoci solo in parte, grazie alle ottime qualità tecniche dei prodotti, spesso però costrette in secondo piano da sceneggiature poco curate e prive di idee.
"Nessun giorno è uguale all’altro, ogni mattina porta con sé un particolare miracolo, il proprio momento magico, nel quale i vecchi universi vengono distrutti e si creano nuove stelle." (Paulo Coelho)
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