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Black Christmas

Regia di Sophia Takal vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Black Christmas

di DeathCross
6 stelle

Prodotto da Blumhouse e diretto da Sophia Takal, responsabile anche della sceneggiatura insieme ad April Wolfe, "Black Christmas" del 2019 è il secondo remake del Cult slasher omonimo di Bob Clark del 1974. L'intento, esplicitato anche in diverse interviste, è quello di unire i codici del Genere ad un messaggio femminista post-metoo attirando inevitabilmente pareri contrastanti.
Personalmente ho notato, a questa prima visione, una certa difettosità generale, direttamente collegata al sottotesto anti-sessista: infatti, mentre il Film di Clark riusciva già a lanciare, in marcata controtendenza con la futura codificazione del filone slasher, spunti di critica anti-maschilista senza nasconderli ma nemmeno urlarli in modo esplicito, quello di Takal preferisce enfatizzare i propri contenuti scadendo non di rado nel didascalico e rischiando pericolosamente di cadere nello stereotipo della retorica femminista che i misogini (in particolare alt-righters) tanto amano evocare caricaturalmente per denigrare ogni istanza femminista senza dover svelare il proprio vero volto (appunto misogino). Inoltre diverse svolte narrative (largamente anticipate dal trailer) sembrano un po' banaline, oltre a non avere molto senso l'inserto sovrannaturale, che anzi per certi versi è controproducente all'interno della critica al patriarcato portata avanti dal film. 
Detto ciò, ho il sospetto che gran parte di coloro che, soprattutto in lingua inglese, disprezzano questo film lo facciano proprio per l'intento femminista in sé e, forse, l'avrebbero contestato (a priori) anche se fosse stato molto più sottile nel portare avanti le proprie tematiche. In ogni caso, nonostante la difettosità di fondo e la banalità di certe declinazioni, il semplice fatto di provare ad utilizzare il Genere per portare avanti un discorso sociale (soprattutto se importante come la critica al diffuso calpestamento del consenso femminile, con gli stupri condannati solo quando 'sensazionali', e al vittimismo maschilista) è qualcosa di positivo ai miei occhi, e certe intuizioni 'metaforiche' sono a mio avviso interessanti, come anche l'estetica nazistoide della confraternita di misogini. Le protagoniste sono delineate caratterialmente in modo credibile ed empatico (seppur non tutte spicchino per 'tridimensionalità') sia nella scrittura sia nelle interpretazioni, e anche alcuni personaggi maschili (esclusi villain e guardia) risultano discretamente approfonditi, il reparto tecnico non brilla per chissà quale ricerca estetica ma nemmeno fa schifo (almeno alla mia prima impressione post-prima visione) e nel complesso il film, pur non facendo paura (e non mostrando nemmeno molto sangue), intrattiene discretamente.
Insomma, non è il 'Miracolo femminista' che si poteva (e forse anche 'doveva') aspettare, ma nemmeno la cagata abissale indicata dai pessimi voti su piattaforme come imdb. Forse proprio la sua scarsa reputazione, insieme alla dichiarazione d'intenti, mi ha spinto a guardarlo con più benevolenza di quanta ne meriterebbe, ma comunque credo sia riuscito a convincermi maggiormente rispetto al "Black Christmas" del 2006 (divertente in certi momenti ma troppo scemotto e trito in generale) e mi auguro possa accendere la miccia per un futuro rinnovamento dell'Horror in senso sempre più 'impegnato' (contro il sessismo e in altre lotte), auspicando risultati (molto) più riusciti, magari anche sul piano orrorifico.

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