Dance With Me, Yaguchi Shinobu, 2019
Se sei un produttore giapponese e hai deciso di realizzare una commedia frizzante dal sicuro incasso ma che allo stesso tempo ti garantisca inventiva e qualità allora la strada è molto semplice e chiara: rivolgersi a Yaguchi Shinobu.
Il nostro Shinobu è una “vecchia” volpe classe 1957 nato e cresciuto nella piccola Isehara (prefettura di Kanagawa) per poi formarsi accademicamente alla Tokyo Zokei University dunque il confronto città -“campagna” è un qualcosa in lui ben radicato e fortemente presente nel suo cinema ma ovviamente questo è solo uno dei tanti elementi che contraddistinguono il suo estroso stile.
Yaguchi Shinobu macina successi commerciali dal 2001 (Waterboys) ed è uno dei pochi in grado di proporre generi poco amati dal proprio pubblico e trasformarli in vere e proprie hit ed è il caso di Dance With me.
Il musical in Giappone è assai proibitivo soprattutto quando richiama il celebre modello a stelle e strisce (il super flop You Can Succeed, Too del 1964 di Eiz? Sugawa ancora riecheggia tra gli addetti ai lavori) dunque sono pochi coloro che decidono di esplorarlo e quando lo fanno intelligentemente decidono di “distruggerlo” dall’interno seguendo un proprio approccio personale (chiedere a Sion Sono o a Takeshi Miike) ed è quello che fa il nostro amico Yaguchi Shinobu.
Dance With Me è una sorta di musical menzognero in quanto la protagonista del film esegue effettivamente un numero esorbitante di balletti ed esibizioni canore secondo i crismi del caso con coreografie elaborate e una marea di soggetti intenti a ballare in modo sincronico peccato però che tutto sia una fantasia della ragazza, la quale è sotto ipnosi e pertanto sta solamente combinando dei casini sotto lo sguardo sdegnato dei presenti.
Yaguchi Shinobu piazza genialate su genialate e le conseguenze dei “balli” sono spassosissime al punto da essere proiettate in un servizio televisivo laddove vediamo la ragazza in “azione” distruggere un ristorante di lusso.
Dance With Me ad ogni modo è un film molto atipico in grado di evolvere continuamente. L’inizio ad esempio è uno slice of life sulla ruotine lavorativa della nostra protagonista (office lady) sempre impegnata a lavorare. Il regista furbescamente piazza due/tre frecciatine in riferimento alle abitudini delle giovani lavoratrici super attente alla linea (la protagonista vorrebbe gustarsi il suo piatto di pasta al pomodoro ma viene indotta dal branco a non mangiarla), pronte a spettegolare ma allo stesso tempo ingenue di fronte al capo belloccio il quale a sua volta approfitta della situazione e del suo status lavorativo.
La seconda parte invece è un vero e proprio road-movie all’insegna della bellezza paesaggistica con diverse mete toccate: da Niigata a Hirosaki fino a Sapporo. Road-movie in piena regola (amato dal regista, pensiamo a Survival Family) distinto da personaggi bizzarri e fuori dagli schemi. Dalla chitarrista un po’ psicopatica causa delusione amorosa ad una Crew musciale che però si presenta stile B?s?zoku (classiche bande giovanili).
Ottima poi la regia. Yaguchi Shinobu alterna con sapienza diversi campi totali e piani d’insieme ad inquadrature ravvicinate con una camera elegante ma sempre in movimento senza poi rinunciare alla macchina fissa oppure alla semi-soggettiva. Il cineasta inoltre si concede due/tre virtuosismi di classe altamente post-moderni tra snorricam e capriole a 360° effettuate dall’operatore di ripresa.
Bello e speranzoso il finale con il regista che lancia un chiaro messaggio ai giovani esortandoli a non abbandonare i propri sogni cercando di non farsi schiacciare e opprimere dalle rigide convenzioni sociali giapponesi.
ciao amma...
ps L'ipnotizzatore cialtrone è Akira Takarada, leggenda vivente della Toho nonchè legatissimo al franchise Godzilla.
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