Regia di Peter Farrelly, Bobby Farrelly vedi scheda film
Divertente commedia che segna il successo definitivo dei fratelli Farrelly (partiti col botto con “Scemo e più scemo”), i quali, per quanto possa esserne discutibile il valore, portano in ogni caso una ventata di novità nella commedia americana degli anni ‘90. Le situazioni politicamente scorrette ed il cinismo di alcune scelte registiche rappresentano uno stile, il cui grado di elevatezza è sostanzialmente soggettivo, dunque opinabile. La commedia funziona, con gli attori (Dillon, Stiller, Diaz ed Evans) che si amalgamano benissimo, finendo per essere decisamente efficaci. L’accanimento verso il diverso, gli animali, le malattie, a cui i registi prestano particolare attenzione senza curarsi dell’eventuale cattivo gusto di alcune proprie scelte, sono una peculiarità importante quanto discutibile. Se non ci si cura di questo poco trascurabile particolare, i film dei Farrelly possono essere divertenti, altrimenti risultano decisamente insopportabili.
C’è da dire che la componente dissacrante del film è meno accennata che altrove, edulcorata da un coacervo di sentimenti che annacqua tutta la cattiveria latente del film. Di particolare rilievo il doppiaggio italiano di Ben Stiller a cura di Tonino Accolla e le acconciature, gel naturale compreso, della Diaz, mai avvenente come in questo film. Film che è stato un cult per un’intera generazione di persone, non per il valore o gli ideali in sé, ma per l’unico, e già citato, aspetto positivo del cinema dei Farrelly: l’effetto novità. Effetto novità che, in quanto tale, è passeggero e soprattutto non rientra nelle peculiarità “espressive” di chi sa fare cinema. Dunque, esteticamente, tanto fumo e niente più…
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