Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Un italiano volontario della Croce Rossa è sequestrato e condannato a morte in un immaginario paese di religione islamica. Al racconto delle trattative per ottenere la sua liberazione, s'intreccia la narrazione delle vicende che delineano la personalità del protagonista e che hanno portato al sequestro. Ne emerge il quadro di un personaggio abituato a campare di espedienti, superficiale, immaturo, amante del bel vivere e dell'apparire, volgare ed approssimativo, nonostante capace di atti di profonda e forse involontaria umanità. Carlo Verdone tenta di rientrare nel ruolo del "coatto", che gli era ben riuscito in altri film, ma qui non coglie nel segno. Per carattere e vicende in cui è coinvolto, il protagonista appare patetico; le situazioni, banali; le gag - tranne qualcuna - poco divertenti. Il film è insipido, sembra vi sia una vera e propria rinunzia da parte del regista e attore romano, ad approndire la critica verso uno o più aspetti della nostra società, nonostante (lo sappiamo) ne abbia mezzi e capacità. Inoltre, si ride poco - temo non per volontà del regista: tutto sa di scontato o di già visto; peccato perchè l'idea era buona.
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