Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Armando Feroci, sorta di versione invecchiata e parecchio incarognita del tamarro Enzo di "Un sacco bello", del fanfarone Oscar Pettinari di "Troppo forte" e del coatto Ivano di "Viaggi di nozze", è un eterno sconsiderato perdigiorno che vive di espedienti e cialtronerie: sedotta la cognata non vedente, la coinvolgerà in uno sconclusionato viaggio su e giù per lo stivale. Carlo Verdone riprende uno dei suoi cavalli di battaglia, il coatto romano, per una pellicola che parte all'insegna della comicità pura (nella prima parte si ride parecchio) per poi premere sul pedale della cattiveria e della malinconia, con un incongruo e poco efficace finale in chiave di satira politica (siamo dalle parti di un Cetto Laqualunque ante-litteram). Il risultato è sostanzialmente scisso in due metà abbastanza distinte e, rivisto oggi a più di dieci anni dalla sua uscita, risulta piuttosto invecchiato, esattamente come il personaggio del coatto che, forse non a caso, è stato archiviato da Verdone dopo questa pellicola (fatta eccezione per l'inevitabile citazione nel terzo episodio di "Grande, grosso e Verdone"). Cast abbastanza risicato: il bel volto femminile chiamato in questa occasione da Verdone a fargli da co-protagonista è quello di una giovanissima e quasi esordiente Regina Orioli (si era fatta notare l'anno prima con "Ovosodo"): l'attrice romana forse non è il massimo dell'espressività ma, nel non facile ruolo della non vedente, se la cava discretamente e vien da pensare che, tra le tante insipide dive e divette che popolano l'affollato universo delle nuove commedie all'italiana di questi anni, lei avrebbe meritato un po' più di spazio e considerazione. In definitiva: non il miglior Verdone, ma una pellicola piuttosto godibile (quantomeno nella parte comica) per qualsiasi fan ed esegeta del regista romano... tre stelle.
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