Regia di Alejandro Jodorowsky vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
"Il re degli affabulatori, affascinanti e pure ciarlatani e carismatici, non si arrende". Ad ormai 90 anni suonati, ma molto ben portati, con l'energia che in qualche modo egli è costretto a gestire ed ostentare per farsi portavoce di questa sua bizzarra e a volte suggestiva teoria della forza, l'estroso e visionario regista cileno Alejandro Jodorowski, ci parla della sua teoria e/o pratica guaritrice chiamata appunto "psicomagia".
Secondo questa concezione, il gruppo, l'insieme di anime concentrate presso uno stesso epicentro, può gestire e dirigere a maggior profitto dei bisognosi, dei malati ed oppressi dal male oscuro come pure dal male fisico più estremo - la potenza benefica e curatrice che da esseri viventi, ognuno di noi racchiude in quanto parte di un universo compiuto.
L'artista espone e mette in pratica le sue tortuose ed affascinanti teorie, senza rinunciare ad una vera e propria autocelebrazione, che se per molti altri colleghi sarebbe certamente apparsa di cattivo gusto o fuori luogo, qui invece, forse forse, può ritenersi calzante ad immolare l'eccentricita' del personaggio che è Jodorowski, ed utile a ricordarci - ce ne fosse bisogno - l'impatto visivo che ha sempre contraddistinto i suoi spesso straordinari lavori cinematografici.
Il cineasta cileno può persino permettersi il lusso di ostentare la propria genialità con quell'incipit impegnativo e gradasso che suona così: "Freud ha inventato la psicoanalisi, io la psicomagia, ormai cinquanta anni fa”...
Un proclama impegnativo che il poliedrico artista-incantatore pronuncia con afflato spontaneo e una naturalezza quasi impulsiva che un po' fa ridere, e un po' suscita tenerezza.
Un viaggio, quello di Jodorowski, che racconta la sua eccentrica cura contro tormenti oscuri come la depressione, ma non solo, e che a tal fine non rinuncia a mostrarci un percorso di carriera cinematografica forte di pochi titoli, ma alcune volte forti e dirompenti, veri e propri indimenticabili e cult, al servizio di un personaggio affascinante, eccessivo, e, proprio per questo, capace di incantare con le sue estrose ed astruse, fumose teorie tattili sull'energia dell'universo sprigionata dalla massa consapevole ed indirizzata sui bisognosi ed i deboli.
Finché si parla di cura di mali oscuri, ci può anche stare, e siamo disposti ad accettare ogni carrellata di bonarie bestialità e folclori (l'autore vi inserisce pure il culto macabro ma suggestivo e funereo della Llorona); ma quando si sconfina su terreni delicati come la possibilità di applicare queste grottesche e discutibili formule magico-tattili come cura o giovamento per mali incurabili come persino gravi forme tumorali, l'argomentazione diventa più faziosa e disturbante, se non proprio di cattivo gusto per l'inevitabile pericolo che tutta la estrosa messa in scena si trasformi in una sorta di crudele formula rituale in grado di infondere false speranze in chi oggettivamente soffre di patologie senza via di scampo, e per questo magari si presenta più soggetto ad opere di incauto, sprovveduto, se non colpevole soggiogamento.
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