Regia di Alberto Grifi, Massimo Sarchielli vedi scheda film
Anna ha sedici anni, è una tossica, è incinta e sola. Se non ti dispiace, sei un mostro. Ma se ti piace sei anche peggio: sei Grifi e sei Sarchielli, sei un individuo che - certamente in buona fede, ma i danni si fanno spesso con le migliori intenzioni - travisa solidarietà e spettacolarizzazione del dolore, sociologia e qualunquismo politico (di tendenza inequivocabilmente sinistroide, ma pur sempre qualunquismo: tutti ladri e assassini, loro, il sistema, quelli che ci controllano: paranoie extra-extraparlamentari), 'cinema' e filmini casalinghi. Al di là dell'effettiva ragione che può motivare la realizzazione di un prodotto del genere - motivazione che sicuramente ha a che fare con concetti onorevoli come umanità, onestà, emarginazione ed utilizzo dei media a scopo di denuncia sociale -, Anna non è un film facile, non è un film bello, non è un film (e verrebbe da fermarsi qui, ma si continua con:) interessante. Perchè dovrebbe interessarci l'aspetto tecnico di 'cinema verità'? Ma se piuttosto pare cinema casualità, preoccupantemente vuoto di idee, di perizia tecnica, di argomenti e soprattutto di autocontrollo (quattro ore di pellicola in questo modo NO, non si possono fare, dovrebbero essere vietate)! Dovrebbe interessarci l'ampio (eufemismo per riduzione) dibattito attorno a tematiche già superate al momento della realizzazione del filmato? Tematiche unicamente sessantottine e sinistroidi, tutta roba bene o male sempre di moda, ma che nel 1973 ci aveva già sfiniti in interminabili dibattiti senza uscita: il potere, il proletariato, lo sciopero, la tossicodipendenza, il disagio giovanile, il carcere e via dicendo. Per lo meno il terrorismo era un argomento sulla cresta dell'onda in quel momento, ma il resto ha davvero il valore di una chiacchierata con dei passanti sulla prima cosa che viene in mente lì per lì. Una chiacchierata di duecentotrenta minuti circa di durata. Anna farà una brutta fine: e si poteva immaginare, senza tanto sforzo. Ma questa testimonianza del suo malessere e delle problematiche da lei rappresentate (tante) cosa fa di concreto per lei ed i suoi colleghi di sventura? Giriamo la domanda da un altro punto di vista: valeva la pena di immortalare a questo modo il suo caso? 2,5/10.
Anna è sola in giro per Roma. Ha sedici anni, è incinta ed è una tossicodipendente dichiarata, con tentato suicidio alle spalle per giunta. I registi girano per piazza Navona e dintorni intervistando i passanti sulla questione, mentre ospitano a casa loro la ragazzina e la accudiscono.
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