Regia di Alberto Grifi, Massimo Sarchielli vedi scheda film
Nonostante le fin troppo evidenti pecche formali della ripresa, che si colloca su un livello poco più che casalingo, e malgrado la sostanziale mancanza di interventi tecnici e creativi da parte dei registi, non mi precipiterei a liquidare questo film come un prodotto sciatto e superficiale. Accettandolo non come una creazione artistica (di cui, in effetti, non possiede i requisiti), ma come un documentario, possiamo riconoscere a Grifi e Sarchielli il merito di averci mostrato il mondo dei cosiddetti "capelloni" da dentro, senza filtri ed intermediazioni, in maniera diretta e genuina e quindi indenne, in particolare, dalle solite fastidiose strumentalizzazioni partitiche. Può essere interessante - perché no - ascoltare le ragioni di questi giovani "drop outs", senz'altro bizzarre e assolutamente non condivisibili, ma per nulla illogiche o banali. La soddisfazione di questa curiosità, ben inteso, non basta a giustificare una pellicola monotematica che si protrae per quasi quattro ore, e alla cui realizzazione, sfibrante e, alla lunga, un po' voyeuristica, la stessa Anna apertamente si ribella in una delle scene. Né, d'altra parte, mi sento di transigere troppo sull'atteggiamento eccessivamente sdrammatizzante dei due autori, che a tratti sconfina nella leggerezza, se non nella irresponsabilità: perfino l'infestazione da parte dei pidocchi, che dalla chioma della ragazza si propagano a tutto l'appartamento, viene vissuta come una nota di colore non troppo sgradita, e, anzi, in fondo, divertente da filmare.
Ciò che di positivo è possibile distillare da quest'opera, opinabile per molti aspetti, è, sicuramente il pregio di aver saputo cogliere, nella problematica vicenda presentata, i momenti più significativi e di averli resi in modo essenziale ed efficace: ogni sequenza ha infatti il suo accento tematico, o uno stato d'animo che la contraddistingue. In conclusione, Grifi e Sarchielli, pur non essendo certo classificabili, in questo loro film, come cineasti in senso stretto, possono comunque aspirare al titolo di "fotografi dell'immagine in movimento". Qualunque cosa questo voglia dire.
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