Regia di Barry Shear vedi scheda film
Un film a metà strada tra blaxploitation e gangster movie con sottofondo mafioso italoamericano e reminiscenze dell'Ispettore Tibbs. Il caso di una sanguinosa rapina compiuta da tre uomini di colore travestiti da poliziotti ai danni di una banca clandestina controllata dalla mafia italoamericana è affidata al tenente di colore Pope, mentre il capitano della polizia di New York Mattelli, un razzista alla vecchia maniera, corrotto e picchiatore, scalpita per condurre le indagini secondo i suoi metodi da duro. Ovviamente sulla rapina indaga, per proprio conto, anche la mafia. Si tratta di un buon film di genere, duro, scattante, ben girato e ben fotografato, con interpreti all'altezza della situazione. Volendo sottilizzare c'è qualche stereotipo di troppo, ma, trattandosi di un film di genere, ciò non può sorprendere. "Rubare alla mafia" può ricordare, come ho già detto, i film dell'ispettore Tibbs di sydneypoitieriana memoria (il fotogramma finale focalizza le mani, una nera e una bianca, dei due poliziotti strette l'una all'altra), ma se ne differenzia per un aspetto fondamentale. Mentre i film con Poitier - compreso l'arcinoto "Indovina chi viene a cena", in cui l'attore non interpretava un poliziotto - erano edificanti e rassicuranti, presentando il poliziotto di colore come il prodotto istruito e rincivilito di una borghesia nera che ormai in niente si differenzia da quella w.a.s.p., questo "Rubare alla mafia" è inquietante, perché mostra un popolo nero sull'orlo della disperazione, ben rappresentato dal pregiudicato quarantaduenne Jim Harris, pronto a tutto perché non ha niente da perdere, se non la propria stropicciata dignità. La 110ª strada ("Across 110th Street" è il titolo originale del film, nonché il titolo del tema musicale portante di Bobby Womack, ripreso anche da Tarantino per "Jackie Brown") è la via di New York che divide i lussuosi palazzi di Central Park dalla miseria di Harlem, ed è quella che dei miserabili come i rapinatori del film non si possono permettere di attraversare impunemente.
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