Regia di Antonio Margheriti vedi scheda film
Vendette trasversali poste in atto da un mafioso a stelle e strisce in trasferta a Napoli che si scontra con il clan dei Gallo facendosi aiutare da un piccolo delinquente del quale diventa il mentore.
Tutto gira intorno ad un attempato Yul Brinner ormai nella parabola discendente della sua carriera e costretto ad accettare ruoli dozzinali e ritriti come quello di Peter Marciani: quando interagisce con Balsam la lingua inglese di cui entrambi sono padroni favorisce la riuscita dei dialoghi e delle scene di per se parecchio macchinose, quando è alle prese con Massimo Ranieri invece le cose non funzionano a dovere e in più di una occasione la meccanicità serpeggia nello svolgimento dello script saltando all'occhio in maniera imbarazzante evidenziando una recitazione approssimativa da parte di entrambi che fa perdere al film la già scarsa crediblità.
Il peggio però lo si osserva quando sono inquadrate insieme la sua testa lucida e quella dalla chioma bionda di Barbara Bouchet che consegna agli annali la sua peggiore interpretazione accentuata da una totale assenza di affiatamento con il vecchio divo americano mentre Margheriti da veramente il peggio di se nell'organizzazione complessiva di queste sequenze in cui non riesce attraverso la prova dei suoi attori ad esprimere un minimo di romanticismo ne tanto meno di pathos; il risultato finale è veramente scadente e quella scena al cimitero con Ranieri giustiziere suott'o ciel sfiora il ridicolo anche perchè il suo bel faccino lo vedevo meglio al Festival di San Remo e non alla sagra del camorrista partenopeo.
Il suo ultimo film e probabilmente il più brutto, sembra che durante la lavorazione maltrattasse tutti sul set e la Bouchet lo odiò a tal punto da inviargli un mazzo di garofani, una qualità floreale che Brynner detestava come l'uccello del malaugurio, in effetti quei garofani segnarono la fine della sua filmografia con un film pessimo e una pessima prova.
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