Regia di Antonio Margheriti vedi scheda film
Le prove cinematografiche di Massimo Ranieri sono sempre state superiori alla qualità dei film interpretati. A parte i primi due ruoli per Bolognini (METELLO e BUBU’), la sua filmografia - già di per sé scarna di titoli - ieri come oggi (vedi CIVICO 0 di Maselli) poteva essere migliore di quanto è stata. Nel ’76 per esempio, due anni prima del bel ruolo brillante de LA PATATA BOLLENTE, girò CON LA RABBIA AGLI OCCHI di Antonio Margheriti nei panni di Angelo al fianco del divo Yul Brynner. All’ippodromo di Agnano, Mister Leonardi punta e vince su un cavallo grazie alla complicità di Angelo, un giovanotto truffaldino che bazzica tra scommesse e i bassi di Napoli. La vittoria di Leonardi non piace a Gallo il boss locale che lo fa sequestrare all’uscita delle corse per spiegargli che cosa vogliono gli americani visto che Leonardi ne è un loro rappresentante. Le cose vanno male perché la guardia del corpo dell’italoamericano uccide un paio di uomini di don Gennaro e lo stesso Leonardi muore. Dall’America inviano a Napoli il killer Peter Marciani, questi dopo la morte del fratello ucciso sotto i suoi occhi si è ritirato a vita privata ma accetta l’incarico di andare a uccidere don Gallo, presunto mandante dell’omicidio dell’amato fratello. A Napoli Marciani viene avvicinato dall’intraprendente Angelo, seguito dalla polizia e tenuto a vista dagli uomini del boss. Marciani solitario e afflitto da allucinazioni visive relative alla morte del fratello si invaghisce della spogliarellista Annie, istruisce Angelo sul mestiere di killer e fa fesso il commissario. Alla fine riuscirà ad uccidere il boss Gallo ma rimarrà ferito a morte anch’egli. Angelo venuto a sapere da Marciani la verità sul vero mandante dell’omicidio del fratello vendica il suo mentore a New York e qui riceve l’investitura immediata come nuovo boss. CON LA RABBIA AGLI OCCHI è una sorta di poliziesco noir mediocre e dozzinale diretto con scarsa inventiva e con artifizi fiacchi (le allucinazioni di Peter) da Anthony M. Dawson ovvero Antonio Margheriti, onesto artigiano della fantascienza che come molti registi del tempo spaziava in vari generi senza eccellere in nessuno. Come raccontano i reduci dei cast tecnici o gli stessi figli, quei registi giravano mossi da grande passione e divertimento, un po’ meno gli spettatori nel guardarli. Yul Brynner è il divo al tramonto che nella parte del protagonista magnetizza l’attenzione con consumato mestiere e carisma ma sovente appare in ombra con il suo colorito giallo limone e il doppiatore Peppino Rinaldi a sovrastarlo. Idem Martin Balsam (doppiato da Pino Locchi) quale commissario accomodante e spesso in ritardo sugli eventi. Il bravo e indimenticato caratterista Giacomo Furia appare stanco sia come brigadiere che come sceneggiatore, sprecata Barbara Bouchet. Su tutti svetta un saettante, fresco e determinato Massimo Ranieri che da piccolo mariuolo diventa boss in un ruolo (almeno il suo) per niente banale interpretato con incisività specie nel finale newyorchese.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta