Regia di John Carpenter vedi scheda film
Sulla scia del revival vampiresco anni '90, caratterizzato più da melodrammi che da horror veri e propri (dal Dracula di Coppola ad Intervista col vampiro), Carpenter decide di cambiare rotta mostrando creature decisamente meno eleganti ("Lei ha mai visto un vampiro? Per prima cosa non sono romantici, chiaro? Non assomigliano affatto a un branco di transessuali che se ne vanno in giro in abito da sera a tentare di rimorchiare tutti quelli che incontrano con un falso accento europeo." come demolire un'intera iconografia in pochi secondi...). I personaggi sono sempre quelli, quindi irresistibili (il duro dall'etica inossidabile, comprimari buoni per la mattanza, nemici spietati), la violenza è ben dosata e l'azione è gestita come ai tempi di Fuga da New York. Già vedere James Woods pestare il giovane prete ad ogni occasione, per poi affidare a quest'ultimo il grilletto decisivo da premere al momento giusto, è una licenza poetica che rende irrinunciabile la visione, così come lo è l'onnipresente messa in discussione del cristianesimo ("Quando s'invecchia e la morte si avvicina cominciamo ad interrogarci sulla nostra fede. E io ho trovato la mia piena di dubbi. Esiste Dio? Esiste un Paradiso? Non me la sento più di dare una risposta affermativa. Non ho assistito a nessun miracolo, non ho mai avuto una visione e la prospettiva della morte mi terrorizza."). L'unica vera sbavatura è il rapporto fra Daniel Baldwin e Sheryl Lee: al di là dei risvolti finali alla Peckinpah, viene costruito troppo frettolosamente e non è molto credibile.
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