La recensione su Vampires

“Che te ne pare?”

“È una vecchia casa isolata incustodita. Il posto ideale per un covo. Andiamo!”

Nell'arido New Mexico opera, al soldo del Vaticano, un team di cacciatori di vampiri, capitanato dallo spiccio Jack Crow (James Woods). A parte il prete al seguito, non si tratta esattamente di fanatici religiosi neo-crociati, bensì di un manipolo di mercenari ben armati segretamente agli ordini della Chiesa Cattolica, nel particolare guidato dal cardinale Alba (Maximilian Schell).

La strategia di assedio, ovviamente diurno, da parte di Crow e soci, è più o meno sempre la seguente: irruzione in un covo, raffiche di spari esclusivamente per rallentare i vampiri, paletti nel cuore se possibile, balestra per agganciare i vampiri e trascinarli fuori alla luce del sole per mezzo della freccia legata con un cavo al pick-up dello “scudiero” Montoya (Daniel Baldwin).

Posto che Crow e la sua squadra sono esperti ed efficaci, talvolta i vampiri hanno un “maestro” particolarmente potente e, in questo caso, alla ricerca dell'immortalità anche esposto al sole: si tratta di Jan Valek (Thomas Ian Griffith), sopravvissuto all'ultima strage di vampiri e apparso nottetempo per uccidere tutti i “cacciatori” nel motel in cui alloggiavano. Solo Crow e Montoya riescono a darsi alla fuga, con tanto di prostituta (Sheryl Lee) morsa dal vampiro e possibilmente utile a rintracciare nuovamente Valek grazie al contatto telepatico che instaurerà con esso tramite il morso.

Con l'aggiunta di un pretino piuttosto sprovveduto (Tim Guinee) sguinzagliato dal cardinale Alba per aiutare e seguire Crow, i quattro sono attesi ad un paio di giorni di fuoco per impedire a Valek di terminare il suo sortilegio…

Film datato 1998, nel pieno di una fase di disamoramento del grande John Carpenter per il filmmaking, “Vampires” è tratto liberamente da un romanzo di John Steakley ed è poco più di un divertissement alla moda, sulla scia di altri film che già avevano puntato sui vampiri in chiave moderna e anti-romantica. Va infatti dimenticato il Carpenter autore di denuncia, ormai “solo” impeccabile ed eccellente regista disposto a mettere il suo tocco personale su sceneggiature banalotte recapitategli e pensate principalmente per vendere (“Vampires” ha avuto circa 20 milioni di dollari di budget). Certo, qui ci sono un antieroe particolarmente sanguigno, una testa calda come James Woods scritturato per interpretarlo, l'intenzione di fare un western vero e proprio con tanto di omaggi (alla fine Crow è un cacciatore di taglie senza scrupoli e nel finale si sfiora pure il triello…), degli effetti speciali abbastanza buoni ed è naturale che il divertimento non manchi.

La trama si segue con un certo disinteresse, tanto che la svolta incide veramente poco e non si fa che attendere la scena successiva di truculenza, visto che pure i dialoghi sono più triviali e innocui del consueto humour carpenteriano; il vecchio John dispensa però una regia di ottima qualità, pesantemente ispirata ai classici del western, e una colonna sonora originale accuratamente southern-rock con qualche tocco dark e gotico.

Gli interpreti sono ben inseriti nelle rispettive parti, con le loro bassezze e i loro stereotipi, con un atipico Woods a trainare la vicenda con cattiveria e astuzia; da segnalare la discreta presenza di Sheryl Lee, l'indimenticata Laura Palmer di “Twin Peaks”, evidentemente predestinata a fare delle fini tremende, di uno dei tanti fratelli Baldwin e dell'austriaco Premio Oscar (ma nel 1962) Schell.

Film di più che buono successo d'incassi, serie B marcissima e dichiarata, ma con un suo perché.