Regia di Steve Della Casa vedi scheda film
Un excursus approfondito e ben commentato sul cinema horror italiano degli anni Sessanta; un cinema composto da non molti titoli e tutti rigorosamente a basso o bassissimo budget, ma che hanno finito per conquistare il pubblico in sala e per dare ispirazione alle future generazioni di registi nostrani.
Tutto nasce oltremanica: nel secondo dopoguerra il Regno Unito comincia a sfornare pellicole horror non particolarmente costose o sfarzose, ma ricche di idee, immaginifiche, impressionanti e dunque di grande successo anche internazionale; il genere cosiddetto gotico si va alimentando di una folta serie di titoli anche grazie a registi come Terence Fisher e attori come Peter Cushing e Christopher Lee. In Italia vengono così ispirati dei cineasti esordienti (De Martino,Pupillo), veterani come Freda oppure, caso sui generis, un direttore della fotografia particolarmente estroso (ed esperto di effetti speciali) quale Mario Bava; alcuni di questi lavori otterranno successo anche all'estero e per qualche anno il 'gotico italiano' se la passerà piuttosto bene. I meriti vanno naturalmente condivisi con sceneggiatori e interpreti; a tale proposito il nome che rappresenta per eccellenza il filone è quello di Barbara Steele, e l'attrice inglese viene intervistata da Steve Della Casa nel corso di questo lavoro. Tra gli altri, a fornire i loro racconti e le loro opinioni ci sono alcuni critici cinematografici francesi (scelta non chiarissima) e l'immancabile Dario Argento, che sui film in oggetto si fece le ossa e costruì il suo cinema. Compare anche qualche estratto di materiale d'archivio, come un'intervista a Freda che spiega come gli pseudonimi stranieri fossero fondamentali per portare in sala pubblico con un genere di opere così distanti dal gusto dell'italiano medio. Settanta minuti scarsi di durata. 6/10.
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