Regia di Pema Tseden vedi scheda film
Dopo Jinpa, Pema Tseden torna in concorso Orizzonti a Venezia con un film ambientato nelle stesse usuali sue location, le vastità tibetane, e per farlo rinuncia a quel piglio grottescamente contemplativo che aveva assunto precedentemente per dare spazio a un tono più allegro e spigliato, tenero, che si concilia alla perfezione col punto di vista infantile. Sono infatti i bambini i protagonisti del film, quelli in grado di vedere le asperità e le amenità del mondo adulto come giocattoli – il preservativo che diventa palloncino – e i bambini sono anche filtro per illustrare la natura effettiva dello stesso mondo degli adulti: meschina, litigiosa, incapace di farsi influenzare positivamente da una visione del mondo maggiormente spirituale, che pure sopravvive tutta intorno a loro ma viene dimenticata e messa da parte per assecondare istinti e contingenze. Intanto però l’inconscio collettivo si attiva, e allora, nel bel finale, potranno riunirsi tutti gli sguardi dei personaggi – collegati fra loro con fili misteriosi, sarcastici o spirituali, come nel caso dello scrittore e della ragazza – sul medesimo oggetto, il palloncino rosso che fila via in cielo in un mondo lontano. Brillante, ma certo più inoffensivo dell’opera precedente, Qiqiu riesce a conciliare una fotografia livida e realistica con momenti maestosi e onirici, senza che il risultato finale ne venga appesantito e senza che al contrario si alleggerisca con la superficialità di un aneddoto. Diremmo essenziale, magari forzatamente simbolico, ma sinceramente personale e probabilmente irripetibile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta