Regia di Théo Court vedi scheda film
Buono come sempre Alfredo Castro, dalla pure ottima dizione castigliana, come si suole dire bella fotografia sia in interni d'epoca dalle illuminazioni fioche e naturali, che nelle splendide vie di fuga paesaggistiche della Patagonia cilena a inizio del XX° secolo, rispettabili la ricostruzione otticentesca e gli intenti di affresco storico sullo sterminio e lo spostamento, "assimilazione" dai latifondi autoassegnatisi dai bianchi colonizzatori, dei nativi popoli come i Quechua, dalle loro proprie terre. Così come il protagonista fotografo con più di un'ombra pedofila seppur platonica- e questo se veniva risparmiato dalla sceneggiatura in cerca di chissà quali suggestioni era forse meglio per l'intero film, oltretutto è una nota piuttosto inutile, ininfluente sulla storia-, avrà modo di essere partecipe testimone e immortalatore in dagherrotipi d'epoca.
Peccato il ritmo sia davvero lentissimo, una mattonata d'autore e festivaliera "classica", come si diceva una volta.
Al che ci si ritrova troppo spesso in sequenze di interni interlocutorie, senza o con pochissimi, laconici dialoghi, ma soltanto quelle che dovrebbero essere osservazioni d'autore di tipo comportamentale-ambientale, e che lasciano più che altro perplessi.
Ted_Bundy1979
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