Regia di Haifaa Al-Mansour vedi scheda film
Haifaa al-Mansour ha a cuore le problematiche sociali legate alla figura femminile in Arabia Saudita, su questo non ci sono dubbi. Forse un po’ meno ha a cuore il Cinema, puro mezzo per il fine ultimo di raccontare una storia che non ha richiesto troppi sforzi in fase di scrittura quasi sicuramente. Di fatto non c’è altro nel film, tutto composto di inquadrature di matrice paratelevisiva e di momenti musicati a cui si perdona giusto il fatto di non cadere nella patina insopportabile della retorica melensa. Quindi la trama è ben presto detta: The Perfect Candidate è la campagna elettorale di una dottoressa araba che vuole entrare nel Consiglio Comunale della sua città per far asfaltare la strada che porta alla clinica medica dove lavora. Ovviamente si troverà ad affrontare tutte le angherie di un sistema in cui vige il patriarcato, e in cui la donna, coperta ostinatamente dietro il niqab, è costretta in casa a svolgere le solite faccende. Ma il punto della critica al film non è, ovviamente, il femminismo dell’operazione – anzi, la protagonista si ostina a dire che non fa quel che fa solo per le donne – ma è piuttosto il dare per scontato che la protagonista, medico che ha il solo interesse di asfaltare la strada già citata, solo per essere un medico onesto e in gamba dovrebbe essere pure in grado di occupare una carica politica. La protagonista non riesce a parlar d’altro se non della strada, e non tira in ballo alcun altro tipo di punto, in campagna elettorale, che dovrebbe dimostrare la sua sensibilità e la sua padronanza del mondo della gestione comunale. Poi per carità, imparerà a non vergognarsi più a parlare di fronte a tanta gente. Ma alla carenza visiva del film si sommano le carenze di scrittura, ferme in ingenuità sinceramente insopportabili.
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