Regia di Camillo Teti vedi scheda film
Firenze. Una studentessa di criminologia sta preparando la tesi di laurea sul mostro di Firenze, un maniaco che uccide le coppiette appartate. Interessatasi personalmente della questione, comincia a indagare troppo a fondo, tanto da sentirsi minacciata e da convincersi a desistere.
Camillo Teti decide di esordire dietro la macchina da presa con questa pellicola, un lavoro che tratta argomenti tutt'altro che facili e quindi inevitabilmente destinato alla polemica oppure al prematuro oblio. Gli è andata bene: pubblico e critica sono stati concordi nello scegliere il secondo. Parlare del mostro di Firenze a fatti non ancora conclusi (il serial killer continuava a colpire, nei mesi della lavorazione della pellicola) è una mossa azzardata, ma ancora di più lo è farlo con toni da fiction sbarazzina, da prodotto televisivo di puro intrattenimento; non basta una didascalia (che confida nella risoluzione in tempi rapidi del caso) alla fine del film per riabilitare un'opera sostanzialmente colpevole di non prendere alcun tipo di posizione sulla vicenda, ma anzi di ricamarci attorno senza tanto ritegno. Teti proveniva dalla produzione, avendo lavorato principalmente nel cinema 'di genere'; questo sarà il suo campo anche nelle future - abbastanza rare - regie, a partire dall'opera seconda I vizi segreti degli italiani quando credono di non essere visti (1987). La sua direzione è qui piuttosto lacunosa e non lo aiutano interpreti di scarsa levatura fra i quali spiccano - si fa per dire - i nomi di Mariangela D'Abbraccio, Riccardo Perrotti, Giovanni Visentin, Luigi Mezzanotte, Francesco Capitano; ma ciò che più non va nel film è senza dubbio la sceneggiatura dal regista firmata insieme a Ernesto Gastaldi; contemporaneamente Cesare Ferrario stava lavorando a Il mostro di Firenze, lavoro certo non epocale, ma comunque più attendibile ed efficace di questo L'assassino è ancora tra noi, che uscirà a distanza di poco. 2/10.
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