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Reinventarsi e rinascere dal proprio fallimento artistico.
La storia della rinascita dell'artista imbolsito prematuramente, anzi mai realmente partito nel suo percorso proteso all'affermazione, conosciuto come Rudy Ray Moore, e divenuto famoso ed apprezzato fuori tempo massimo col personaggio cinematografico strampalato, improvvisato ed autoprodotto di Dolemite, diviene oggi grazie al film di Craig Brewer la base e l'opportunità più coerente per assicurare, a sua volta, la rinascita professionale ad un attore di enorme successo esploso giovanissimo, conosciuto come Eddie Murphy.
Un attore, Murphy, che non fu certo una meteora, avendo inanellato almeno un ventennio di successi commerciali e leggeri in grado di consacrarlo come una delle più brillanti star dell'olimpo hollywoodiano, ma da tempo immemore inevitabilmente tramontato verso un'oblio che pareva sino a poco tempo fa inesorabilmente irreversibile.
L'epopea di Moore, che lo vede risalire la china dal rango di modesto ma orgoglioso e indomito collaboratore di un negozio di dischi, a comico spassoso e di grana grossa con un repertorio anche rubacchiato qua e là senza troppi scrupoli di sorta, che riesce a reinventarsi un futuro da attore e produttore di improbabili film dal successo contagioso, veri e propri capisaldi di quel sottogenere artistico-etnico-cinefilo noto come "Blaxploitation", può dirsi riuscita soprattutto grazie alla verve con cui Murphy affronta il difficile eccentrico personaggio, restituendocene un ritratto esilarante e spassoso.
Il film del fino ad ora non particolarmente eccelso regista Craig Brewer, ha pure il merito di riportare alla ribalta un attore un tempo raffinato, per troppo tempo confinato ai limiti dell'action più a buon mercato: stiamo parlando di Wesley Snipes, irresistibilmente comico pure lui nel ruolo dell'attore-comparsa D'Urville Martin, vanesio e effeminato nonostante i tratti ostentatamente maschili della propria ancora invidiabile corporatura muscolare, che per l'occasione si improvvisa regista, al seguito di un ancor più improvvisato produttore Moore.
La preparazione all'insegna della più indolente improvvisazione del film su Dolemite, in cui il protagonista dà fondo ai propri limitati risparmi per affittare una location di fortuna, affidare il film ad un gruppo di giovani studenti di cinema pieni di volontà, ma senza alcuna esperienza, dà la possibilità al film di creare situazioni piuttosto divertenti, che si rivelano il punto forte del film, assieme alla ricostruzione colorata d'ambiente, e alla già citata performance dei due attori di cui sopra.
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