Regia di Gianni Amelio vedi scheda film
Uno dei film meno compresi dalla critica di Gianni Amelio, pur avendo vinto un Leone d'Oro alla mostra di Venezia (fra molte polemiche), in realtà è un dramma efficiente e ben realizzato sui temi dell'immigrazione dei meridionali al Nord, dei legami di sangue indissolubili, della disperata lotta per la sopravvivenza in un ambiente ostile. Sicuramente Amelio voleva omaggiare il Visconti di "Rocco e i suoi fratelli", viste le numerose affinità tematiche, ma il suo film ha una scrittura personale, spesso raffinata che non può essere assolutamente tacciata di plagio. E' un melodramma di ampio respiro suddiviso in capitoli autonomi, introdotti da alcune didascalie, che si svolgono ognuno a distanza di un anno dal precedente, nell'arco di un solo giorno: la trovata drammaturgica in sè non è affatto male, ma stavolta Amelio ha giocato un pò troppo sulle ellissi, lasciando fuori dalla trama alcune informazioni che lo spettatore dovrebbe dedurre da solo, ma che a tratti possono lasciarlo un pò confuso (ad esempio quando il fratello minore Pietro scompare misteriosamente dalla scena, senza che ci venga detto dove si reca, e poi riappare magicamente, con un effetto un pò forzato). Tuttavia, se si eccettuano questi lievi squilibri nella struttura, il film risulta spesso convincente, a partire dalle atmosfere desolate di una Torino anni Sessanta fredda e piovosa, ben restituita sotto il profilo scenografico e magnificamente fotografata dal grande Luca Bigazzi. La costruzione del film a tratti è un po’ in sordina, ma non mancano scene di notevole intensità, soprattutto quelle che vedono i due fratelli faccia a faccia, rese credibili nel gioco delle emozioni dall’attenta recitazione di Enrico Lo Verso (qui in una delle sue migliori prove) e del debuttante Francesco Giuffrida, che per essere un attore “preso dalla strada” ha svolto il suo compito in maniera dignitosa. Dunque, un film da vedere nonostante il suo parziale insuccesso, un’opera che racconta molto del nostro passato e anche del presente, avvicinata da Emanuela Martini allo stile dei film più cupi di Martin Scorsese. Un gradino al di sotto del Ladro di bambini, che resta il miglior film di Amelio, ma comunque un risultato di pregio.
voto 8/10
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