La recensione su Storia di un matrimonio

di gerkota

8 stelle

NEI CINEMA ITALIANI DAL 18/11/2019

VISTO SU NETFLIX

A distanza di quarant’anni un nuovo film incisivo sulla crisi di un matrimonio, sul fallimento dei progetti di coppia, sul tormento legato alla gestione di un figlio, sui disastrosi effetti di un divorzio a livello di percorso professionale delle persone coinvolte. Tutto in frantumi, tutto. Gli unici mezzi per tentare di salvare qualcosa sono cuore e intelligenza. Dopo il capolavoro Kramer contro Kramer (1979) ecco – quasi a volerne celebrare il quarantennio - Storia di un matrimonio, che si sarebbe potuto senza tentennamenti intitolare Barber contro Barber, o Nicole contro Charlie.

Ho messo per primo il nome della donna perché ormai ne sono convinto, anche in base alle mie personali esperienze: è lei che accende la miccia. È davvero incauto, da parte di noi maschietti, credere che la nostra relazione, il nostro matrimonio o la nostra convivenza con una donna, siano a prova di bomba. È davvero patetico che, con tutto quello che abbiamo sentito, letto, visto, ancora oggi abbiamo la tendenza ad accomodarci in sodalizi sentimentali che ci sembrano così confortevoli, sicuri e scontati. Accade a volte, magari seduti la sera accanto a lei sul divano, mentre guardiamo un film dopo aver messo a letto i bambini, di osservarla in tralice, il suo viso appena illuminato dai bagliori del monitor, così carina, così calma, così razionale. Forse carina sì, ma non è nessun ‘calma’ e non è nessun ‘razionale’. Una donna non si calma mai, non si accomoda mai, non si accontenta mai. E da un giorno all’altro è in grado di scatenare l’inferno nella nostra vita. Il più delle volte ha ragione lei, ma sempre un inferno è.

Successe in Kramer contro Kramer, succede in Barber contro Barber, questo ammirevole Marriage Story del regista Noah Baumbach (The Meyerowitz Stories, 2017) che mette sul ring una giovane coppia che parte da dio. Entrambi scrivono su un biglietto tutto ciò che piace loro del partner, ma quando si ritrovano a doverlo rileggere difronte all’avvocato divorzista, non riescono neppure a cominciare (lei molto meno di lui, ovviamente). Arruolati per le parti due convincenti attori come Scarlett Johansson (attesa quest’anno nel ruolo da protagonista in Black Widow) e Adam Driver (Star Wars: L'ascesa di Skywalker nel 2019).

Lo spossante rapporto con gli avvocati, il molesto ri-settaggio dei legami coi comuni conoscenti, siano parenti o amici non fa differenza. Senza parlare del crollo degli equilibri nel rapporto con figli piccoli, che soffrono più di tutti spesso senza darlo a vedere, se non nella progressiva distanza che guadagnano da mamma e papà in guerra tra loro. I due mattatori, sono, inevitabilmente la citata ditta Johansson/Driver ma anche alcuni comprimari sono decisamente all’altezza, come i legali impersonati da Laura Dern, Alan Alda e Ray Liotta.

È un film di dialoghi lunghi, fitti, pianti, smorfie e sudore e lacrime, in cui la capacità recitativa è messa alla prova come di rado accade. Non c’è quasi nulla che non vada in quest’opera scritta dallo stesso regista con David Heyman. Decisivo, per la valutazione finale, è quello che per me è stato un automatico accostamento (gli esperti dicono che non si dovrebbe fare) all’illustrissimo precedente che vide brillare Meryl Streep e Dustin Hoffman e, non ultimo, quella meraviglia di bambino straziato che fu l’allora piccolissimo Justin Henry. Fu cinema ineccepibile, difficile da eguagliare. Da non perdere, comunque, questo Storia di un matrimonio. Voto 8.

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