Regia di Noah Baumbach vedi scheda film
Film discreto, non irresistibile. I punti di forza sono rappresentati da tutto il cast (Scarlett Johansson vale molti più Oscar di quel che pesa, Adam Driver è certamente bravo – e gli auguro di “sfondare” presto -, la sinuosa Laura Dern finalmente il suo Oscar l’ha ottenuto, e ritrovare Ray Liotta che impersona l’avvocato Marotta – idea foneticamente geniale – e il vecchio, buon Alan Alda anche lui nei panni di saggio leguleio, è stato un vero piacere), dall’aver costruito una coppia alla quale è difficile non voler bene (in quanto coppia, senza preferenze parziali), e da quel gusto amaro-dolce di tutta la vicenda che chiama e reclama qualche lacrima più che altro di solidarietà verso le debolezze del genere umano. Aggiungo anche l’indovinata neutralità con la quale viene proposta la terzietà dei figli nelle vicende di divorzio (e rimarco l’inquietante somiglianza del piccolo Henri col Danny di “Shining”...)
Ho trovato invece un po’ immatura la regia (quello stringersi progressivo sui primi piani nel tentativo di accentuare l’emotività della scena, la troppo marcata disomogeneità tra le “scene madri” e le scene ordinarie) come del montaggio (un sacco di lente dissolvenze al nero che disturbano un mood già di suo abbastanza precario).
Per il resto, date anche alcune soluzioni indovinate (bella la scena finale, forse riferimento evangelico, con l’allacciamento “gratuito” dei laccetti delle scarpe), e dato l’alto tasso di “umanità” vera, personalmente do di questo film un giudizio positivo.
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