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Storia di un matrimonio

Regia di Noah Baumbach vedi scheda film

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La recensione su Storia di un matrimonio

di michemar
8 stelle

Si scrive Storia di un matrimonio, si legge Storia di un divorzio. Un grandissimo film che esalta sia Noah Baumbach che i due attori principali, che sono bravissimi: un film di qualità di cui abbiamo sempre bisogno.

Si scrive Marriage Story, si legge Divorce Story. Quando iniziamo a seguire le vicende di questa coppia, il trauma è già in atto, niente è più come prima, ammesso che prima fosse vero amore.

Una coppia è fatta da due metà perfettamente diverse, solo che fin quando si incastrano con precisione come due pezzi di puzzle va tutto bene, se i profili si rovinano e non coincidono più si crea una crepa all’interno e non si riesce a salvare più nulla, come una falla di un gommone. Si affonda e si muore. Tutti i pregi che uno trovava nell’altra rimangono un ricordo commovente, come un rimpianto, come un’occasione persa. Uno spreco di sentimenti accantonati perché i difetti hanno preso il sopravvento. Non basta elencarli su pezzi di carta quando poi non si ha più voglia di leggerli all’altro(a) alla presenza di un terapista. Vuol dire che oramai sono andati oltre, non c’è più rimedio, anche se poi di nascosto, ripensandoci, si scoppia in lacrime. La separazione, il divorzio. Una separazione, titolava Asghar Farhadi, quando oramai (ancora questo avverbio, che ha il sapore della condanna definitiva) ci si ritrova in due davanti ad un giudice, a cui spetta solo di metterlo nero su bianco, con il contorno di dissapore e rancore.

 

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Charlie e Nicole sono arrivati quindi a destinazione. Charlie e Nicole, prima lui nel breve elenco, perché è Charlie quello che si è sempre posto ante: prima il suo lavoro di regista teatrale, prima il suo essere newyorkese, prima le sue minime abitudini casalinghe, prima la sua antipatia verso la vita di Los Angeles e tutta la costa occidentale. È lei, Nicole, che deve rinunciare al cinema e alla TV californiana, che deve accettare il distacco dalla mamma e dalla sorella che vivono nella bella casa di L.A., che non può paragonare gli spazi della città di nascita con le passeggiate metropolitane di N.Y., che ha saputo adattarsi ai copioni del teatro d’avanguardia del marito. Charlie non si è mai accorto delle rinunce della moglie o forse semplicemente non le ha sapute valorizzare, le ha ritenute scontate perché la sua carriera di autore e di regista si stava materializzando nel successo sperato e con il premio finanziario in arrivo tutto ciò sembrava logico e scontato. Non era egoismo assoluto, era solo cecità innocente, ma cecità, mentre Nicole cercava il suo spazio nella vita anche artistica. Ma guai a pensare che nei divorzi la colpa sia solo di una delle parti, mai. Anche Nicole ha i suoi demeriti e non ha mai saputo o voluto adattarsi alla nuova vita, almeno per il bene del figlio che li tiene ancora uniti e che diventerà – come sempre in questi casi – il trofeo da vincere. È rimasta ancora troppo ancorata alla casa da cui era partita e non sogna altro che tornarci, pur se abitata da una madre svampita e fanciullesca, vedova di un marito gay che era andato a vivere con un uomo, e ancora molto legata al genero, e da una sorella alquanto imbranata e immatura. Lei è legata molto a quell’ambiente e immagina un nuovo slancio per la futura carriera di attrice nella terra del cinema.

 

Adam Driver

Storia di un matrimonio (2019): Adam Driver

 

È un incastro divenuto impossibile tra loro. Le personalità si sono allontanate in maniera inevitabile anche se all’inizio non lo capivano bene: è Nicole che un giorno però ha deciso di rompere gli indugi e dichiarare il fallimento, pur nascondendo le lacrime nell’altra stanza. Le emozioni sono cambiate e i difetti del partner sono diventati macigni, le dispiace ma non vuole più porvi rimedio. Anche le carriere si separeranno, il che costringe Charlie a frequenti voli tra le due coste per rivedere ogni tanto il piccolo Henry andato via con la mamma. È così che la separazione è diventata multipla: artistica, emotiva e geografica. Troppo pesante per rispettare l’iniziale amichevole accordo di non interporre avvocati, che avrebbe significato mettere allo scoperto i problemi evidenziati e le sensazioni intime e familiari. E invece si ritrovano con due avvocati-squali, che mordono con fauci feroci la controparte, senza esclusioni di colpi, con i segreti più intimi sfoderati come sciabole con cui ferire a sangue. I particolari della vita coniugale che si odono nelle trattative e in tribunale, che erano segreti affettivi prima, diventano cattiverie che fanno molto male, che li inducono a litigare aspramente.

Si perde entrambi, credendo di vincere.

 

Scarlett Johansson

Storia di un matrimonio (2019): Scarlett Johansson

 

Noah Baumbach ne fa un piccolo capolavoro di regia e di sceneggiatura, di dialoghi serrati, di squarci d’animo sanguinanti, di sguardi feroci e pentiti, di pianti nervosi, di scuse ritardate. Di quadri bergmaniani (Persona) e di drammi alleniani (Settembre, Un’altra donna, Alice) di almeno pari ferocia, se non maggiore. Anche se adeguatamente ripresi nella recitazione, le inquadrature contano poco: è la sostanza che travolge lo spettatore, è il coinvolgimento emotivo ciò che conta. E quando ci sono due attori alla stregua di Adam Driver (è necessario ribadire quanto è talentuoso?) e della migliore Scarlett Johansson mai vista e udita (la sua voce roca e sensuale è un dono di natura!), quando quindi ci sono due attori di questa portata tutto è possibile, perfino finire il film e dispiacersi di non poterli godere più. Due attori portentosi: lui con il suo lungo corpo che al contrario di altri lungagnoni sa gestire perfettamente, mai in imbarazzo, che si esibisce anche nel canto con la bellissima Being Alive - che deriva dal musical Company, grande successo di Broadway, poi portata alla ribalta da Tony Bennett e Barbra Streisand - rivelandosi davvero un buon cantante. Canzone che riflette sulla propria solitudine e sulla paura di non trovare mai nessuno con cui instaurare una relazione sincera. Scarlett Johansson è una bellissima sorpresa, di una bravura smisurata, spesso senza trucco, con le lacrime agli occhi, capelli corti, naso più evidente del solito, sorriso stregante. Una coppia anomala (lui altissimo, lei bassina) che ha esaltato i votanti per i premi dell’anno. Impossibile trascurarli.

Il contorno è costituito da attori in grande forma. Ad iniziare dalla grintosissima Laura Dern che ultimamente sta furoreggiando con ruoli aggressivi e con il suo fisico agile e slanciato interpreta l’avvocato divorzista della protagonista con una determinazione che lascia stupiti. La dimostrazione della bravura di questi primi tre attori viene dalle fresche candidature ai Golden Globe Awards. Non sono poi da meno il falco Ray Liotta, che indossa i panni del legale di Charlie e un impareggiabile Alan Alda, sempre sulla breccia.

 

Si scrive Storia di un matrimonio, si legge Storia di un divorzio. Un grandissimo film che esalta sia Noah Baumbach che i due attori principali, che sono bravissimi: un film di qualità di cui abbiamo sempre bisogno.

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