Regia di Noah Baumbach vedi scheda film
Scelta anomala quella di Noah Baumbach, raccontare la fine di un matrimonio attraverso i ricordi che sono stati. Non ci risparmia tribunali, offese, litigi e imprecazioni. Scelta strana, stranissima, non analizza il problema si limita a sbattercelo in faccia senza nemmeno darci possibilità di replica.
Questo modo ostico, forse troppo, in cui decide di mostrarci l'intimo di una relazione sventrata finisce però per essere estraneo al mondo di cui guarda, come se le emozioni provate a trasmesse, non potessero essere comprese davvero fino in fondo dal di fuori, come se l'appartenenza fosse l'unica chiave di interpretazione.
Così ciò che vediamo finisce per non emozionarci mai davvero. Nonostante le ottime interpretazioni dei due attori protagonisti. E se Adam Driver risulta intenso nei panni di Charlie è la Nicole di Scarlett Johansson, capace di catapultare l'attenzione su di se ogni volta che compare in scena, ad essere il personaggio dalle mille sfaccettature che meglio esprime tutta l'essenza della pellicola. Vediamo attraverso il suo volto espressivo la trasformazione da madre a donna, da moglie a compagna fino a divenate amica. Il suo sentimento muta attraverso il suo sguardo, e questo ruolo diventa per l'attrice uno dei più importanti e belli di sempre.
Noah Baumbach realizza una pellicola che si basa principalmente sul lavoro dei protagonisti, pecca in dialoghi che finiscono per essere a volte troppo pregni di parole, e in immagini, nessuna resta mai impressa nella memoria. Si avvicina a Revolutionary Road di Sam Mendes, quanto meno per il tema che tratta ma lo espropria di sentimenti e poesia, privando così lo spettatore del coinvolgimento necessario per sentirsi parte di un qualcosa che, per i tempi in cui viviamo, dovrebbe essere prima nostro che loro e che invece si ha la sensazione di scrutare soltanto da lontano.
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