Regia di Jô Odagiri vedi scheda film
VENEZIA 76 - GIORNATE DEGLI AUTORI Il vecchio Toichi traghetta da tutta la vita gli abitanti di un paesino di montagna verso l'altra sponda di un ameno fiume, verso la strada che li conduce in città. Un servizio essenziale che l'uomo assicura da una vita in modo gratuito per i compaesani, o richiedendo un piccolo compenso per gli altri. Un lavoro, tuttavia, destinato a scomparire, non appena verrà ultimato un ponte poco distante che congiungera' comodamente le due sponde. L'apparizione di una bella ragazza colta da totale amnesia, contribuirà a sconvolgere la vita abitudinaria del vecchio solitario barcaiolo, motivandolo poco per volta, dopo oltre cinquant'anni di lavoro indefesso e costante, a spostarsi da quel pur incantevole ed idilliaco luogo.
Riflessione poetica e sensibile che affronta sottili intime tematiche come la sofferta presa di coscienza di un proprio bilancio esistenziale, il senso di inutilità indotti dalle inevitabili circostanze, quello di colpa o di vergogna per non riuscire a soffocare un intimo desiderio di cui ci si vergogna; e ancora la paura del cambiamento, il desiderio di non abbandonare un ciclo vitale consolidato e completamente assimilato che segue i ritmi solenni del proprio habitat incantevole, ma anche inflessibile e rigoroso, sono solo alcuni dei temi impellenti e splendidamente rappresentati in questo magico film del regista ed attore giapponese Jo Odagiri. Un film lungo e cadenzato tra le infinite traversate del placido fiume, e le inquadratute contemplative di una natura che cambia lentamente il suo corso ed aspetto con l'avvicendarsi delle stagioni.
Torna alla mente la placida estasi contemplativa del primo Kim Ki Duk arrivato sui nostri schermi, quel magico ed estatico "Primavera, estate, autunno inverno e ancora primavera". Il film poi devia verso le derive fantastiche del sogno e del mistero legato a quella splendida creatura ospite giunta da chissà dove, creatura un po' aliena di cui, ad un certo punto, infatti, si sospettano provenienze tutt'altro che umane. Ma il film costituisce anche una riflessione matura e profonda sul valore dell'amicizia disinteressata, sul valore etico e lodevole di una missione che è qualcosa di più di un semplice mestiere o mansione.
Un progetto di vita nato quasi per cado che spinge l'eletto a dedicarsi al bene della collettività come una pura e non speculativa missione di vita. Eccezionale la prova dell'anziano attore protagonista Akira Emoto, noto caratterista già incontrato in passate occasioni. Il film, magnifico, misterioso, capace di alternare l'estasi del paesaggio paradisiaco e della placidita' del gesto ripetuto all'infinito del traghettatore indefesso, con gli orrori dell'incubo più malevolo e sin pulp che proviene sia da sogni inconsci, come dalla contaminazione col malevolo mondo civilizzato che sta oltre la sponda, si avvale splendide riprese che riescono ad immortalare la bellezza quasi incontaminata ed idilliaca del luogo, senza ricorrere banali compiacimenti.
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