Regia di Mattie Do vedi scheda film
VENEZIA 76 - GIORNATE DEGLI AUTORI I fantasmi non subentrano nelle nostre vite solo per farci del male. Un vecchio solitario e un po' misantropo agricoltore, si imbatte nei resti di un vecchio ciclomotore che lo riporta ad un incidente occorso cinquant'anni orsono nella foresta poco distante la sua vecchia abitazione. Incidente del quale egli bambino fu unico testimone. Ad accompagnarlo, il fantasma della vittima dell'epoca, uno dei tanti che hanno saputo guidarlo fino a farlo diventare un tramite tra la vita e la morte per tutti coloro che si trovano in bilico tra queste due dimensioni antitetiche e poco conciliabili.
La circostanza indurra' il vecchio a compiere un ideale viaggio nel passato per affrontare con più compiutezza, e con la saggezza odierna di vecchio essere umano, il lancinante calvario che colse la madre malata di tubetcolosi, lasciando il ragazzino in balia di un padre crudele e violento, impegnato solo a sgridarlo, percuoterlo ed umiliarlo. E' bello ritrovare l'estrosa e disinvolta regista del Laos, Mattie Do, conosciuta al FEFF di Udine edizione 2018, in concomitanza con la presentazione del suo film precedente, l'horror Dearest sister. La Do torna alle atmosfere magico-esoteriche della lontana terra natia, per raccontarci un'esperienza complesa intrapresa dal vecchio a ritroso nel tempo, in grado di permettere ad un bambino di affrontare situazioni al di sopra della propria maturità, con l'esperienza dell'uomo ormai segnato dalla drammaticità del vivere e da buon senso che quasi sempre la vecchiaia regala o concede a chi sa artivare alle soglie dell'anzianità.
La regista ambienta la vicenda in una zona rurale lontana dai centri abitati, pure lei influenzata e succube di alcune procedure e tecniche di gestione delle singole questioni di vita, degne di un film di fantascienza ambientato in un futuro prossimo venturo, ove l'uso del contante è sostituito da appositi cip inseriti sottooelle nel polso di ognuno, al pari di portafogli elettronici inseriti nell'epidermide. Nel cielo intanto solcano jet che paiono astronavi, in grado di raggiungere velocità ad oggi solo teorizzabili. Ma la vita di campagna, ripetitiva e genuina, lei scorre come sempre, indifferentemente legata indissolubilmente ai propri eterni cicli vitali e puntuali. Lungo, bizzarro, coraggioso ed incerto sulla via da intraprendere, The long walk costituisce un'altra singolare tappa di una tenace e coraggiosa regista che odia la convenzionalita' al punto da rischiare molto, ma dando vita ad un film fuori da molti schemi, originale ed affascinante, che parla di vita e di morte come fossero alternative tutt'altro che antitetiche od inconciliabili.
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