Regia di Peter Weir vedi scheda film
Il passaggio dall'homo sapiens all'homo televisivus, fotografato da un pezzo di cinema rimasto nella storia e nell'immaginario comune. Prima del cellulare e della sua capacità di portare l'occhio della rete ovunque, c'era Truman.
Di The Truman Show non posso che dire bene e questo perché è un film che ha segnato la sua epoca, raccontando del salto evolutivo che ha portato dall'homo sapiens all'homo televisivus. Più lontano di Weir aveva sicuramente visto Philip K. Dick, dal cui romanzo Tempo fuor di sesto (del 1959) trae ispirazione questa pellicola. In realtà pare che si volesse proprio sfruttare il soggetto di P. K. Dick ma la famiglia chiese troppo denaro per i diritti, così si optò per un soggetto "nuovo", il più possibile immune da possibili controversie legali, e nacque Truman. Siamo di fronte a un lavoro oggettivamente rivoluzionario, almeno in un ottica di impatto mediatico, ma su cui mi sento di esprimere riserve che mi sono venute in mente proprio leggendo il romanzo. Nel libro, come nel film, manca un qualcosa che ne renda coinvolgente la fruizione. Mentre nel libro mi riferisco al finale, blando, poco spiazzante e quasi forzato (a fronte di una prima parte decisamente eccellente), nel film non è tanto questo a deludere quanto il ritmo abbastanza soporifero. Jim Carrey è tutto sommato all'altezza del ruolo, gli effetti speciali funzionano ma - e, ovviamente, è un giudizio soggettivo - manca quel quid che ti porta a rivedere un film, voglioso di ripercorrerne le emozioni della prima volta.
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