Regia di Peter Weir vedi scheda film
Quanto siamo consapevoli che la televisione non potrà non essere altro che il regno dell'ovvio e del banale disturbata e occupata dalla pubblicità? Quanto siamo consapevoli della capacità del mezzo di triturare tutto assecondando e alimentando gli istinti guardonistici senza preoccuparsi mai della qualità?
Ogni volta che ci lamentiamo ( me compreso ) della televisione dovremmo ripensare a questo film. La sua capacità di smascherare un controllo, anche se più comica che tragica, sulla vita di una persona rimane geniale. Tutto può apparire finto dopo ma prima aldilà delle reazioni sballate dei concittadini di Truman, poche cose potevano spingerlo a dubitare della sua vita. Le sue giornate non appaiono poi cosi diverse da quelle di altre persone che hanno sposato una donna che non volevano o che hanno nel loro passato delle tragedie familiari. La differenza sta ovviamente nella inconsapevolezza di Truman di essere la star di uno show televisivo, un reality ininterrotto nel quale finchè rispetta il percorso stabilito e resta nell'inquadratura va bene. Quando comincia a capire di essere dentro qualcosa ne metterà in evidenza i limiti provocandone la risposta violenta. Il rapporto cinema-televisione è giocato nella contrapposizione tra i momenti in cui si cerca uscire dall'ovvio dal banale e dal ricatto della pubblicità, e quelli in cui si costringe la seconda a reagire per rimettere tutti al loro posto. Riflessione filosofica e spettacolare sulla televisione sulla possibilità di mostrare sempre sulla necessità di vendere e comprare tutto e sulla difficoltà di uscire da una vita tutta da far vedere agli altri senza poter guardare veramente cosa c'è aldilà del mare.
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