Regia di Peter Weir vedi scheda film
Un film triste e potente, che ci sbatte in faccia la nostra miseria...
Un gigantesco reality show in un gigantesco set dove il protagonista è l'inconsapevole Truman, che un giorno si accorge di tutto e prova a fuggire. Il regista di tutto è un tale di nome Christof.
E' difficilissimo parlare di questo film e coglierne l'essenza, perché sarebbe come disquisire sull'esistenza e sulla miseria umana. C'è un Jim Carrey bravissimo che mette a frutto la sua straordinaria (anche se davvero troppo spesso male utilizzata) maschera comica per adattarla ad un film che di comico non ha nulla, ma che riesce spesso a mostrare, nonostante le immagini soleggiate ed i volti sorridenti, uno scenario apocalittico, inquietante ed alienante. C'è appunto questo set gigantesco dove tutti sono belli e felici, ma dove tutto è prestabilito, tutto è scritto, tutto è fissato in un copione che il nostro Truman è, volente o nolente, obbligato a seguire un po' per abitudine, un po' per debolezza ed un po' per paura (anche se dentro inizia a provare solitudine ed angoscia). C'è Christof (inutile che vi dica che sia la metaforia di Dio) che muove tutto e decide tutto, con la sua calma incrollabile che a volte si tinge di cinismo e follia.
The Truman Show è un film triste e potente, che ci sbatte in faccia la nostra miseria, la nostra frustrazione che spesso ignoriamo, l'ipocrisia delle facce che ci circondano con cui non riusciamo a comunicare (se non per frasi fatte e parole inutili), lo squallore del consumismo, il destino più grande di noi che siamo troppo pigri o deboli per piegare e la paura che abbiamo di cambiare stile di vita per vivere appieno e meglio. E' un film di una lucidità ed un pessimismo tale che sconforta profondamente, ma nel finale ci concede un lumicino di ottimismo e di speranza; un lumicino piccolo ma, ci fa capire, dipende da noi coglierlo...
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