Regia di Barbra Streisand vedi scheda film
Il racconto di Isaac Bashevis Singer "Yentl, the Yeshiva Boy" diventa il soggetto con il quale la Streisand può sedersi nell'Olimpo degli dei del cinema firmando la sceneggiatura, interpretando il ruolo della protagonista con annesse canzoni e soprattutto curando la regia che ho trovato assolutamente grandiosa e vivace sotto tutti i punti di vista, lo stesso Spielberg lo definirà il miglior esordio dietro la macchina da presa dai tempi di "Quarto potere".
Devo dissentire con i miei amici Bradipo e Ethan perchè se c'è un aspetto che tiene incollati allo schermo è proprio quello formale ricco di figure vecchie e nuove, basta pensare al giroscopico montaggio incrociato dei frames che illustrano la vestizione di Yentl e il suo matrimonio o anche il finale nella nave che porta lontano verso quel nuovo mondo dove tutto è possibile fra i primi piani non troppo ravvicinati della protagonista, passando poi per il rapido carrello all'indietro nel sotto ponte colmo di emigranti fino all'acuto finale dal quale si prende le distanze con il volo della camera piazzata su un elicottero, insomma potrei stare qui a scrivere pagine di elogi per questa regia, non considerando l'ottima direzione degli attori, ma dato che tutto ciò mi appare così pregievole per una regia di esordio mi viene il forte dubbio che non sia tutta farina del sacco della Streisand che si è attribuita la direzione del film a 360° ma di certo avrà seguito le indicazioni di qualcuno di notevoli capacità e di più navigata esperienza.
Il film si avvale comunque di aspetti tecnici e locations di primo ordine per raccontare la peripezie di una giovane ragazza ebrea nella Polonia dei primi del novecento che dopo la morte del padre rabbino si spaccia per maschio per soddisfare il suo innato desiderio di studiare il libro sacro Talmud e aggirare la legge che vieta alle donne tale ambizione.
A questa traccia primaria si sovrappone l'intrigo amoroso che la vede legarsi sempre più ad un affascinante studente di nome Avigdor del quale si innamora, il ragazzo a sua volta è costretto per motivi legali e di etichetta a lasciare la amata Hadass e costringe Yentl a sposarla per restarle vicino.
Mandy Patinkin è bravo nel ruolo di Avigdor e ritengo meritata la candidatura all'Oscar per l'attrice non protagonista Amy Irving nel ruolo di Hadass: non si può negare che una delle attrici più gettonate da De Palma sia molto carina e riveste il ruolo con l'adeguata innocenza ma sembra incredibile come fosse allo stesso tempo candidata al Razzie per lo stesso ruolo, un caso mai più ripetuto, ad ogni modo la Irving non fu premiata come la migliore ne come la peggiore dell'anno.
La pecca più marchiana del cast sta a mio avviso nella prova attoriale della Streisand che aveva quarantuno anni al tempo mentre il suo personaggio ne contava diciassette nell'opera di Singer, bruttarella lo è sempre stata ma con quel taglio di capelli e priva di ogni pelo in viso non verrerebbe scambiata per un maschio neanche da Ray Charles, il tutto è accentuato da un doppiaggio al femminile inappropriato, la battuta finale di Patinkin "Mi son sempre chiesto come mai non avessi la barba" sembra sfottere un po' lo spettatore che però non credo possa sollevare questa scusa per affossare il film.
La Barbarona a stelle strisce canta sempre che Dio la manda sulle partiture old style del grande Michel Legrand e la sua sceneggiatura non imbombisce il film di canzoni pallose, sfrutta invece al meglio l'espediente della sovrapposizione alle battute degli interpreti o l'inserimento nei tempi morti del film tanto che definire Yentl un musical non è propriamente corretto, è certo che il solco tracciato dal bellissimo "Fiddler on the roof" di Jewison è stato ripreso energicamente con questo film anche e soprattutto per argomentazioni e contenuti: le tradizioni che sorreggono la flebile impalcatura del popolo ebraico messe in discussione dai tempi che cambiano e l'esigenza di un rinnovamento culturale che valorizzi l'uguaglianza fra i sessi sono temi che legano indissolubilmente il film di Jewison e quello della Streisand per non parlare dell'ambientazione, il periodo storico e il malinconico finale ricco di speranza sulla strada verso il paese dove anche i sogni possono avverarsi e niente è impossibile tanto per rimaner fedeli alla tag-line che campeggia in cima alla locandina di Yentl.
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