Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
Il fulcro del romanzo di Simenon da cui Chabrol (anche sceneggiatore) trae questo film risiede tutto nel complicato rapporto Laure-Betty, approfondito sul piano psicologico in maniera mirabile. Molto più che un semplice rapporto fra vittima e carnefice, perchè Betty non è solo sadica, ma anche masochista, tenta di distruggere l'altrui vita esattamente quanto la propria; se la definizione dei personaggi è quindi molto precisa e accurata, però non si può dire altrettanto della struttura narrativa della pellicola, che di tanto in tanto sfoggia flashback artificiosi, a un passo dal didascalico. Buona la coppia di protagoniste, Marie Trintignant e Stephane Audran, quest'ultima moglie del regista e spesso presente nei suoi film, fin dagli esordi. Ma non è l'unico nome di famiglia nel cast: c'è anche un ruolino per Thomas (figlio) Chabrol, le musiche come di consueto sono affidate a Matthieu (altro figlio) Chabrol e anche Aurore (nuora) Chabrol ha un incarico tecnico, a quanto si apprende dai titoli di testa. Betty è un lavoro molto chabroliano nelle atmosfere rarefatte di indagine psico-antropologica (e meno sociale del solito), ma nel complesso pecca un po' di solidità e di tenuta narrativa. 5,5/10.
Betty, reduce da un travagliato divorzio e caduta nell'alcolismo, viene accolta in casa di Laure, che però presto dovrà amaramente pentirsi del gesto caritatevole.
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