Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
«Lei ha una gran faccia da fesso!».
La frase, rivoltagli da un signore un po' alticcio in un locale, durante una serata danzante, unita ad altri piccoli dettagli, mette al protagonista la pulce nell'orecchio in merito alla presunta infedeltà della bella moglie (Stéphane, come l'attrice che la interpreta, nella versione italiana, Hélene in originale).
In effetti, questo protagonista la faccia da fesso un po' ce l'ha ed anche un fisico non proprio da Adone, come riconosce all'inizio la sua stessa mamma. La moglie, alto borghese e un po' annoiata, fa una vita molto indipendente ed è quasi naturale che si trovi un amante. Quando il marito, che vergognandosi molto l'ha fatta pedinare da un investigatore privato, scopre la tresca con un uomo sconosciuto, ne avverte tutta l'umiliazione, che la sua «gran faccia da fesso» non riesce pienamente a nascondere.
Recatosi a conoscere il ganzo della moglie, il buon Charles, resosi conto dello squallore della situazione, accecato dall'umiliazione più che dalla gelosia, viene colto da un raptus e uccide il rivale. Dopo di che, con imprevedibile determinazione, ripulisce il luogo del delitto e, con grande fatica ma con altrettanto grande tenacia, si sbarazza del cadavere.
Durante le indagini per la scomparsa dell'uomo, la polizia perviene anche al nome della moglie infedele che, pur contrariata dalla prolungata assenza dell'amante, dissimula con nonchalance anche davanti agli investigatori.
Per vie diverse, Stéphane/Hélene e la polizia giungono alla verità, a scoprire, cioè, che proprio Charles è il responsabile della scomparsa dell'uomo e, mentre l'assassino si avvia con i tutori della legge, la donna ci lascia uno sguardo che è un chiodo piantato da mano femminile nel cuore dell'istituzione familiare. Ed è anche l'ennesimo colpo di scopa dato da Chabrol sul perbenismo borghese.
Stéphane, una moglie infedele è uno dei migliori film del regista francese, dotato di un'ottima sceneggiatura e di due interpreti che sanno coltivare il fascino discreto della borghesia (la Audran la rivedremo nel celebre film di Buñuel, ma è ammirevole anche Michel Bouquet). Un piccolo classico degli anni Sessanta.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta