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Del perduto amore

Regia di Michele Placido vedi scheda film

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La recensione su Del perduto amore

di mm40
6 stelle

Il miglior film di Placido regista, probabilmente. E neppure uno fra i suoi titoli più noti, a ben vedere. Sulla carta pare di trovarsi di fronte all'ennesimo romanzo di formazione adolescenziale, a un regista (anche sceneggiatore, con Domenico Starnone) forse annoiato, forse in crisi di ispirazione, o forse ancora in una fase d'introspezione, che gioca la carta del personale Amarcord. Invece Del perduto amore non ci parla solamente di Gerardo (che curiosamente è il nome del fratello del regista, ma le vicende non parlano della sua vita reale: si tratta solo, perciò, di un affettuoso omaggio), cioè dell'incarnazione da ragazzo del personaggio interpretato brevemente, in apertura e in chiusura a sigillare il lungo flashback che è l'intero film, da Michele Placido. Del perduto amore va oltre e ci fa immergere nella realtà paesana del sud della metà del Novecento, ben lontana dai fasti del boom economico-industriale di città, una realtà spezzettata sul piano politico (alta è la tensione fra neofascisti e comunisti, e così anche fra democristiani e tutti gli altri), religioso (la stragrande maggioranza di bigotti che punta il dito contro i pochi 'liberi pensatori'), famigliare (il patriarcato è l'unica forma ammissibile di nucleo famigliare), sessuale (nel senso di genere: nella vita pubblica chi conta sono ancora una volta gli uomini, tanto che Liliana, maestrina comunista e femminista, genera scandalo per le sue idee ogni volta che apre bocca, e perfino fra i suoi 'compagni'). Questa la forza del film: un quadro meravigliosamente compiuto, i cui unici limiti sono certi eccessi patetici, forzature come la rapidità e la drammaticità della fine di Liliana o l'ostentata, talvolta superflua cattiveria d'animo di Italo. Peccati veniali, ad ogni modo. Il cast è ottimo: Giovanna Mezzogiorno, Sergio Rubini, Fabrizio Bentivoglio, Rocco Papaleo, Enrico Lo Verso, il bravo Pietro Pischedda (Gerardo da piccolo) e il cameo di Placido stesso. 7/10.

Sulla trama

L'adolescenza di Gerardo, quattordicenne taciturno con la fissa di diventare come Don Bosco, in un paesino del sud alla fine degli anni '50. Il padre è scontroso, il prete lo perseguita, al collegio viene espulso: Gerardo non capisce cosa accada attorno a lui e non si integra con nessuno se non con una giovane maestrina comunista, invisa a molti per la sua fede politica.

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